Hospice esauriti, liste d’attesa anche per i malati di tumore

Un medico solo per 50 pazienti “ricoverati” in casa. E le liste d’attesa si allungano. Sono 15, infatti, le persone che attualmente sono in attesa di essere seguite a domicilio dalla rete delle cure palliative ospedaliere.

Il responsabile del servizio Domenico Furiosi ha già inviato una lettera al responsabile del dipartimento oncologico Giovanni Ucci e al direttore sanitario Roberto Riva, per denunciare la grave criticità. Un problema questo nato dalla carenza di personale. E, a dire il vero, dalla professionalità dell’équipe super gettonata. I famigliari, infatti, invece di scegliere le associazioni che sul territorio svolgono lo stesso servizio puntano sull’attività garantita dall’ospedale. La voce è circolata: professionisti bravi e con una carica di umanità importante. Chi non li sceglierebbe? Dei due medici in organico per tutta la provincia, però, solo uno è sempre in servizio perché, per esigenze di bilancio, l’altro è sempre in ferie. Si alternano, ma restano in due. Quando i professionisti si sono trovati a dover gestire, in queste condizioni, circa 50 ammalati, hanno detto basta. Hanno individuato un tetto di 30 persone da seguire contemporaneamente e gli altri, quelli meno gravi, devono aspettare. Ogni mattina l’équipe infermieristica prende i contatti telefonici con i pazienti e stabilisce delle priorità. I più gravi hanno ovviamente la precedenza. Poi salgono in auto e incominciano a girare per il territorio: organizzare le flebo, medicare le piaghe, modificare le terapie, controllare il respiro e far sentire la loro vicinanza a malati e famigliari. Attualmente in lista d’attesa ci sono 15 persone. La presidente dell’Alao Carla Bertani Allegri, da sempre in primo piano per la salvaguardia dei diritti dei pazienti affetti da tumore denuncia la situazione per spronare l’Asst ad intervenire su un problema così grave. Anche perché i posti negli hospice, i 10 di Codogno e i 12 di Casale sono sempre pieni.

«Lunedì - lamenta la presidente - sono venuti in 6 nel giro di 2 ore, nel nostro magazzino di Montanaso, a chiedere i presidi necessari, come letti, materassi da decubito e carrozzine: hanno detto che devono provvedere da soli perché per le cure palliative domiciliari devono aspettare. In ospedale stanno spiegando che essere seguiti a domicilio è meglio, ma poi le famiglie si trovano abbandonate a se stesse. Propongono loro di portare a casa i propri cari, ma quando fanno richiesta per l’assistenza si sentono dire che c’è la lista d’attesa. Un solo giorno senza assistenza per questi malati è un problema. Figuriamoci 10 o 15. È vero che ci sono i cosiddetti pattanti, cioè le associazioni che svolgono lo stesso servizio per conto dell’Asst, ma la professionalità dell’équipe ospedaliera è diventata famosa. Le altre associazioni o sono meno conosciute o vengono da fuori territorio. La situazione è pesante. Qualcuno ci deve spiegare perché, nonostante le promesse, i famigliari non possano contare sull’assistenza specialistica».

«C’è una criticità - ammette il direttore socio sanitario Paolo Bernocchi - stiamo intervenendo per risolvere la situazione».

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