«Grande attenzione ad anziani e malati»

Definisce i bisogni dei cittadini «sacrosante pretese». E sottolinea che la spinta che lo ha portato di nuovo a mettersi in gioco è stata proprio l’attuale situazione di crisi: «Questo periodo difficile lo si supera se ognuno dà il suo contributo». Nato a Bertonico 66 anni fa ma residente a Codogno, pensionato, sposato e una figlia, Pietro Cremonesi spiega così la sua decisione di correre per il Parlamento nel Centro democratico di Bruno Tabacci: la sua posizione è la 28esima nella lista al Senato. Per Cremonesi, peraltro, l’impegno politico non è cosa nuova. Dal 1993 al 1995, coalizione di centrosinistra guidata dal sindaco Gianni Pagani, Cremonesi è stato assessore a personale e sport al Comune di Codogno, che già lo aveva già visto consigliere comunale negli anni Settanta ed Ottanta.

Se venisse eletto, su quali settori indirizzerebbe il suo impegno per il Lodigiano?

«Innanzi tutto quello della sanità e dell’assistenza ai più deboli. Penso agli anziani: troppo pochi i centri diurni integrati, investire su queste strutture sarebbe invece fondamentale per aiutare non solo l’anziano ma anche la sua famiglia. Altra questione è quella degli hospice».

Ovvero?

«Strutture sempre più necessarie, nessuno nega. Inevitabile però che in esse si allenti il legame quotidiano tra malato terminale e famiglia. Il mio impegno sarebbe indirizzato a trovare modalità operative in ambito assistenziale per far sì che il malato terminale possa avere l’opportunità di essere assistito a casa propria, accanto ai propri famigliari»».

E sul fronte sanità?

«Necessario che la politica si impegni per far rientrare anomalie legate al tema strategico della prevenzione. Mi spiego: il vaccino contro il papilloma virus per una ragazzina di 15 anni costa più di 500 euro. Si fa presto a dire prevenzione, ma come la si mette con i borsellini sempre più vuoti dei cittadini? Bisogna agire su questo aspetto, far rientrare queste anomalie».

Lodigiano e lavoro. Come pensa questo tema debba essere affrontato?

«Partirei dai giovani. Guardando a scuola e territorio: fondamentale un dialogo stretto tra scuole, enti locali, banche, attività imprenditoriali locali. Finalizzato ad un orientamento scolastico e professionale mirato, con l’auspicio di trovare collegamenti fecondi con il mondo del lavoro».

Il Lodigiano ha però bisogno di lavoro adesso...

«È vero. Qui la sfida è individuare forme di incentivo che rendano attrattivo il nostro territorio, per richiamare in loco nuovi insediamenti, soprattutto artigianali. C’è poi il patto di stabilità, che blocca in maniera scellerata gli investimenti degli enti locali. Troppo spesso però il patto viene usato come uno slogan per non fare nulla. Ma nessuno chiede necessariamente opere faraoniche. Anche con il patto, attuare investimenti graduali e dagli importi più ridotti sarebbe comunque una leva per portare lavoro sul territorio».

Lu.Lu.

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