
(aggiornamento delle 13.45) Avanti così, anche senza gli inglesi. A poche ore dal verdetto dell’urna che ha sancito la scelta della Gran Bretagna di uscire dall’Europa, il Vecchio Continente si prepara a voltare pagina. «È un giorno non facile ma l’Unione europea è più forte di ogni difficoltà e l’Italia farà la sua parte nel percorso che oggi si apre», commenta il premier italiano Matteo Renzi. L’Unione europea dei 27 Stati membri continuerà. L’Unione è il quadro di riferimento del nostro futuro politico». Lo affermano i presidenti di Commissione europea (Jean-Claude Juncker), Parlamento europeo (Martin Schulz), Consiglio europeo (Donad Tusk) e il primo ministro olandese (Mark Rutte), nella nota congiunta diffusa al termine della riunione tenuta per discutere della Brexit. «Siamo legati assiema dalla storia, dalla geografia, da interessi comuni e svilupperemo la nostra cooperazione su queste basi». I quattro leader assicurano che da oggi si lavorerà per «rispondere insieme alle nostre sfide comuni», con le istituzioni Ue che «rivestiranno un ruolo chiave». Intanto sui mercati europei continua il bagno di sangue: Milano perde ancora oltre il 10%, peggio fanno solo Atene e Madrid, ma anche Parigi, Londra e Francoforte perdono pesantemente terreno.
(aggiornamento ore 10.45) Mentre il leader antieuropeista britannico Nigel Farage esulta per la vittoria, l’esito del referendum sulla Brexit continua ad avere ripercussioni pesantissime a livello politico ed economico. I listini europei continuano ad accusare pesanti perdite, con Piazza Affari, Madrid e Atene oltre il 10% di “rosso“. E anche la sterlina paga dazio. In Gran Bretagna i “mal di pancia“ più forti sono quelli della Scozia e dell’Irlanda del Nord, dove l’elettorato aveva espresso la volontà di rimanere in Europa e ora si addensano nubi sulla permanenza nel Regno Unito stesso. Intanto i leader europei si confrontano per cercare di capire come gestire la clamorosa perdita della Gran Bretagna.
(aggiornamento ore 9.30) Il premier europeista David Cameron, grande sconfitto del referendum, si è dimesso. Il passaggio del testimone sarà definitivo dopo la convention dei conservatori. «Occorre un nuovo primo ministro», ha dichiarato parlando in Downing Street, sottolineando la volontà di rispettare la «volontà sovrana» del popolo. Cameron ha rassicurato sia sulla tenuta dell’economia britannica sia i partner europei, con i quali ha comunque ammesso che «ora si dovrà negoziare». Intanto le Borse crollano: dopo il collasso del Nikkei nipponico, tocca ai listini europei pagare dazio, con perdite pesanti da Francoforte a Parigi. Milano in mezz’ora d’apertura ha già perso quasi il 5%.
Con tutti i seggi scrutinati il Leave ha vinto il referendum britannico sull’uscita dalla Ue con 17,41 milioni di voti, pari al 51,9%, contro i 16,14 milioni del Remain, pari a 48,1%.
L’affluenza è stata del 72,1%. Scozia, Irlanda del Nord e Londra hanno votato largamente a favore del Remain. Il Galles e il resto d’Inghilterra per il Leave. In Inghilterra il Leave ha ottenuto 15,18 milioni di voti, il Remain 13,26 milioni. In Galles il Leave ha ottenuto 0,85 milioni di voti, il Remain 0,77 milioni. In Scozia il Remain ha ottenuto 1,66 milioni di voti, il Leave 1,01 milioni. In Irlanda del Nord il Remain ha ottenuto 0,44 milioni di voti, il Leave 0,35 milioni.
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