Gli aborti sono in costante crescita. Dal 2009 il rapporto tra il totale degli aborti e le gravidenze avviate è costantemente cresciuto di un punto percentuale all’anno. Nel 2011, hanno chiesto l’interruzione di gravidanza, negli ospedali del Lodigiano, 400 donne (comprese le 32 che sono ricorse all’aborto farmacologico con la Ru 486), e altre 220 in quello di Vizzolo. A Sant’Angelo, in particolare, dove vengono praticati la maggior parte degli interventi, sono state effettuate 223 interruzioni, 98 a Codogno e 79 a Lodi. Se consideriamo che i nati, nel 2011, a Lodi, sono stati 1413 e 701 a Codogno, gli aborti sono stati il 15,9 per cento del totale delle gravidanze.
Nel 2010, invece, a fronte di 2062 nati (1346 a Lodi e 716 a Codogno), gli aborti erano stati 361, per una percentuale del 14,9 per cento di gravidanze interrotte. L’anno prima, erano stati il 13,9 per cento: 375 su 2693 gravidanze, 2318 delle quali portate e termine (1484 a Lodi e 824 a Codogno). In pratica, abbiamo avuto un aborto ogni 5 nuovi nati. Una crescita quella delle interruzioni di gravidanza, che si è registrata anche a Vizzolo, anche se, in questo caso, non è stato possibile fare un confronto con il numero dei nati. Nel 2011 gli aborti sono stati 220, contro i 276 dell’anno prima. Il boom si era registrato nel 2007 con 327 interruzioni.
«La sensazione - spiega la responsabile dei volontari del Cav di Lodi Graziella Pizzocheri - è che l’età delle donne che ricorrono all’interruzione di gravidanza si sia abbassata. Abbiamo anche ragazze di 16 e 15 anni».
«L’età cala nelle donne immigrate e si alza in quelle italiane - precisa il primario della ginecologia di Lodi Marco Di Mario -. Terminato il percorso riproduttivo le donne si affacciano all’interruzione. In pratica usano l’aborto come un contraccettivo. Enorme è anche l’uso della pillola del giorno dopo. Non ho al momento i dati locali, ma in tutta Italia sono 350mila all’anno. Dicono che nel Belpaese gli aborti siano diminuiti, ma è un falso: quante donne che hanno assunto la pillola sarebbero diventate gravidanze e poi aborti? Abbiamo invitato anche i consultori a tenere questo atteggiamento: ogni volta che c’è una richiesta di assunzione della pillola del giorno dopo, la donna viene coinvolta in un percorso formativo». Se non ci fossero i Centri di aiuto alla vita le interruzioni di gravidanza sarebbero ancora di più. «Aiutiamo le mamme che vorrebbero abortire - spiega il presidente del Cav Giancarlo Colombo - con diversi progetti, anche se potremmo fare ancora di più. Non riusciamo a raggiungere con l’informazione tutte le donne che vorremmo. È un po’ un nostro limite. Una positiva azione viene portata avanti anche a livello scolastico, ma questo non basta. A portare le donne all’aborto è la sfiducia e la situazione di crescente povertà. Le parole più frequenti sono. “Non ce la faccio, non riesco, i problemi sono tanti”. I timori di un futuro incerto sono sempre più pesanti. Noi però facciamo capire alle mamme che il bambino che nasce non complica e non aggrava mai i problemi, anzi contribuisce a risolverli e porta gioia. È un dato inequivocabile. Il Movimento per la vita al quale facciamo riferimento è un movimento laico, non ecclesiale. La tutela della vita umana, a papa Wojtyla piaceva ricordarlo, ha un valore laico e universale. Per il cristiano si tratta solo di un valore aggiunto». Con i fondi Nasko regionali, nel 2011, il Cav di Lodi ha salvato 42 vite, 18 nella Bassa e 14 a Sant’Angelo.
«Si tratta di dare 250 euro a ogni mamma per 18 mesi - aggiunge Colombo -. Con il progetto Gemma, invece, i fondi donati dai privati per le adozioni a distanza (160 euro per 18 mesi), sono stati salvati 14 neonati (9 con il contributo di una fondazione e 5 di altri), nel 2010 e 10 nel 2011. Preziosissimo è l’aiuto offerto dai consultori dell’Asl, anche per quanto riguarda il sostegno dato alle neomamme con la legge 23 (25 mamme assistite e 49 interventi effettuati). La nostra Azienda sanitaria è encomiabile, si è classificata anche prima in regione per il lavoro svolto».
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