GIORGIO MARAZZINA - «Noi lodigiani sempre con un ruolo nelle scelte»

«Siamo al confine con il territorio metropolitano. Abbiamo la Tem a due passi, la maggioranza dei nostri cittadini gravita sul Milanese. Per noi la scelta è facile e naturale».

Per Giorgio Marazzina - sindaco al terzo mandato di Casaletto Lodigiano, imprenditore nel settore della logistica - il futuro è già il presente. E lo è anche per i suoi concittadini, da sempre, e non solo per lavoro, con un piede nella metropoli. Tanto che, dice, «quando a Melegnano è giorno di mercato, la spesa andiamo a farla là».

Nessun rimpianto per la Provincia di Lodi?

«Io sono stato tra i sostenitori della Provincia, non dimentichiamoci che Casaletto fu tra i primi comuni ad aderire alla Provincia. Un po’ di amarezza c’è. Noi a Lodi avevamo la possibilità di parlare con tutti. Andavi in Provincia e potevi trovare disponibilità da parte di tutti, dal portinaio all’assessore. Mi auguro che possa essere così anche nella Città metropolitana».

Secondo lei il tema del futuro amministrativo del territorio è stato sufficientemente dibattuto in questi mesi?

«Negli incontri istituzionali sul territorio non noto per la Città metropolitana quella spinta e quella volontà di coesione che a suo tempo accompagnò il dibattito sulla costituzione della Provincia di Lodi. Ed anche fra i cittadini non vedo molta partecipazione».

Voi, a Casaletto, li avete coinvolti nel discorso? Li avete sensibilizzati rispetto all’importanza della scelta?

«Noi siamo stati molto presi con la nuova realtà dell’Unione Lodigiana Grifone, vale a dire l’unione con Caselle Lurani. In quel contesto abbiamo toccato anche il tema del futuro amministrativo del Lodigiano. Devo però osservare che la partecipazione alla vita amministrativa della nostra gente è molto scarsa, e lo è stata purtroppo anche rispetto all’unione con Caselle, nonostante l’importanza dell’iniziativa».

Come lo spiega questo fatto?

«Mi sembra di percepire una certa rassegnazione, come a voler delegare quasi passivamente alla politica la responsabilità delle scelte. Eppure il supporto dei cittadini è di vitale importanza per noi amministratori».

La rassegnazione è figlia della sfiducia ormai diffusa verso la politica. È d’accordo?

«Le dirò una cosa. Nel 2004, quando fui eletto la prima volta, rimasi spiazzato dal fatto di sentirmi dare del lei dalle persone che fino al giorno prima mi davano del tu. Capitava la bar, per strada, in piazza. E io dicevo: guardate che sono il Giorgio di ieri, sono sempre io anche se adesso sono sindaco. Questo per dire che c’era un rispetto delle istituzioni che oggi sta sparendo, soprattutto nelle nuove generazioni. In questi dodici anni si è perso via via il senso dell’educazione civica.È la conseguenza di tutta una serie di situazioni».

Secondo lei quali?

«Ad esempio dal fatto che non vi sia più l’obbligo della leva. Una volta ai ragazzi che dovevano partire per fare il militare si diceva: partirai sbarbato e tornerai cambiato. E nella realtà è quello che accadeva quasi sempre: si partiva ragazzi e si tornava uomini. Inoltre oggi manca l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole».

Ammetterà che il discorso è un po’ più complesso. Ma andiamo avanti: secondo lei ci sarà unità di intenti, oppure il Lodigiano perderà qualche pezzo?

«La palla di vetro non ce l’ho, visto che la strada è già tracciata mi auguro che il territorio resti compatto. Ma mi rendo conto delle difficoltà che alcuni comuni della Bassa o dell’ Oltreadda potrebbero incontrare al momento della decisione. Il rischio è di essere una calamita con diverse polarità, per situazioni storiche o necessità. Il Lodigiano è lungo settanta chilometri, potranno esserci dei distinguo. Noi lodigiani però abbiamo sempre avuto un ruolo forte nelle scelte, siamo sempre rimasti compatti».

Cosa si aspetta Casaletto dalla Città metropolitana?

«Intanto che il nostro territorio venga rispettato. Anche nel Piano di governo del territorio del mandato scorso abbiamo previsto uno sviluppo contenuto. C’è la disponibilità di andare a completare un paio di aree residenziali e industriali, ma nulla di più. Vorremmo che la Città metropolitana rispettasse le nostre scelte».

Null’altro?

«Un tema molto importante per il quale ci auguriamo attenzione da parte della Città metropolitana è quello della strada provinciale 166, che dalla zona della stazione fino alla frazione Gugnano è conciata molto male e andrebbe messa in sicurezza. Finora non siamo riusciti a spuntare nulla, nonostante le petizioni consegnate in Regione e in Provincia. Qualche piccolo intervento l’abbiamo fatto noi, abbiamo anche limitato il transito dei veicoli pesanti e quando c’è stato bisogno siamo anche andati a spalare la neve. Ma la strada avrebbe bisogno di manutenzioni ordinarie e straordinarie. E questa per noi è una priorità».

Il futuro amministrativo del territorio passa anche dalla volontà dei piccoli comuni di trovare intese su unioni o fusioni. Fra tante titubanze, l’Unione Lodigiana Grifone sembra precorrere i tempi...

«È la seconda unione del Lodigiano dopo quella dell’Oltreadda. Io e il sindaco di Caselle ci siamo detti che non sarebbe stato il caso di aspettare l’input dall’alto. È stata una decisione ponderata e di coraggio, imbocchiamo una strada dalla quale indietro non si torna. Tra noi c’è molta sintonia».

A che punto siete arrivati?

«Lunedì prossimo ci sarà il primo consiglio, con la convalida delle nomine dei consiglieri, l’elezione del presidente e la nomina della giunta. Tutte le funzioni saranno condivise, solo l’aspetto tributario è rimasto in capo alle due amministrazioni comunali. Dal 2 aprile tutti i dipendenti dei due comuni, nove di Casaletto e cinque di Caselle, passeranno all’Unione. La sede sarà qui da noi, abbiamo riordinato uno spazio all’interno del municipio, a piano terra: si chiamerà Sala del Grifone».

Immagino che avrete già fatto due conti...

«Nel primo anno difficilmente ci sarà un vantaggio economico, c’è un iter di lavoro che costa. Ma oltre a quello del risparmio economico c’è l’obiettivo dell’efficientamento dei servizi. Cercheremo anche di far collimare le tariffe e di dotarci di un regolamento unico che valga per i due comuni. Intanto un piccolo risparmio economico c’è già, perché adesso abbiamo un solo veicolo di polizia locale anziché due».

Detta così non sembra una gran notizia per i vostri concittadini...

«Ma l’unica auto che ora c’è pattuglierà i due comuni come facevano prima le due auto. Il vantaggio economico sta nel fatto che d’ora in poi pagheremo un solo bollo e una sola assicurazione. Potrà sembrare una stupidata, ma è già un risparmio».

Senta, della decisione di Soldati di provare ad anticipare i tempi dell’ingresso nella Città metropolitana cosa pensa?

«Il tempo a disposizione è comunque strettissimo. Forse se n’è perso prima. Tanto vale ora cercare di non perderne altro. Tanto più che anche la Regione intende accorparci alla Città metropolitana».

E delle riforme del governo Renzi che opinione vi siete fatti in paese?

«La Delrio ci va stretta, però è con questa legge che ci dobbiamo confrontare, piaccia no no. Detto questo, grazie al bando sulla buona scuola, abbiamo avuto 2 milioni e 78 mila euro per la nuova scuola primaria. I lavori sono iniziati questo mese, la scuola sorgerà sulle ceneri di quella vecchia. Noi come comune ci abbiamo messo 500mila euro».

Nessun altro appunto sull’operato del governo?

«Visto che sono un ragazzo di campagna, posso dire che tutti i governi che si sono succeduti in questi anni hanno sempre usato la forbice per potare le radici e non la chioma. Invece di tagliare gli sprechi hanno colpito i cittadini. E così noi sindaci stiamo facendo gli equilibristi, stretti oltretutto dal patto di stabilità. Se andiamo avanti di questo passo rischiamo di essere soffocati. Nel quadro di questo ragionamento non capisco perché la Regione Sicilia abbia miliardi di debito e nessuno dica niente. La verità è che i nostri genitori che hanno contribuito a ricostruire l’Italia si trovano oggi a prendere pugni nello stomaco. E non c’è neppure lavoro, né per i giovani né per chi più tanto giovane non è».

Dell’Assemblea del Lodigiano cosa dice?

«Non so se siamo partiti tardi o se il tempo a disposizione è poco. Però c’è il rischio che il lavoro che si sta facendo possa essere vanificato per i tempi stretti. Con tanto di rispetto per chi si è preso l’onere».

Fiducioso sul futuro del Lodigiano?

«Sono sempre stato abbastanza positivo sul futuro. E penso che tutti insieme non possiamo che essere fiduciosi, diversamente vorrebbe dire partire con il piede sbagliano. Sarebbe un grave errore pensare che il futuro che ci è stato designato è il peggiore dei mali. Dobbiamo essere positivi e propositivi. E lo dovranno essere anche coloro che nella Città metropolitana ci rappresenteranno».

(A)titolo link

© RIPRODUZIONE RISERVATA