Formigoni indagato, lodigiani divisi

Nulla di nuovo, sul fronte Pirellone. Almeno per i politici “lodigiani” in Regione Lombardia. Nel senso che, se gli alleati di Roberto Formigoni continuano a sostenerne innocenza e legittimità del ruolo anche alla luce dell’avviso di garanzia, i suoi avversari insistono nel chiederne le dimissioni da governatore, “a prescindere” dallo stesso avviso di garanzia. Come se la nuova burrasca, insomma, non avesse mutato scenari ed equilibri ormai cristallizzati: anche all’opposizione, dove Fabrizio Santantonio, consigliere del Pd, rivela come la notizia del “ciclone” fosse nell’aria già da martedì. E adesso? «Il capogruppo e il segretario ravvisano la necessità di un ricorso a elezioni anticipate come epilogo necessario a questa legislatura, e personalmente credo anch’io che debba concludersi, ma non perché è arrivato un avviso di garanzia - commenta Santantonio -. Io lo sfiducio non, o non esclusivamente, per la vicenda giudiziaria, ma perché la sua giunta segna il passo sulle politiche regionali, dai ticket sanitari troppo alti agli investimenti sul ciclo idrico dell’acqua, fino all’economia stagnante: è per queste cose che deve andare a casa». E la responsabilità politica, di Formigoni e di un’intera classe politica, resta il nodo della questione anche per Giulio Cavalli: «La gravità delle gestione lobbistica di Formigoni non merita di essere limitata all’aspetto giudiziario - spiega il consigliere in quota Sel -. Il fatto che sia un sistema che nutre gli amici degli amici è dimostrato al di la delle sentenze, e il rinvio a giudizio che si merita è politico: un concetto privatistico del potere basato sulla vicinanza piuttosto che sui ruoli. Questo avviso di garanzia certifica un’eventuale responsabilità giudiziaria, ma io insisto su quella politica: e questa, per me, ha già diciassette anni. Dimissioni? Come gruppo le abbiamo chieste, ma dovremmo andare casa tutti, perché l’avviso di garanzia l’ha preso Penati, l’ha preso Boni: un malessere espresso soprattutto nel centrodestra, ma in generale, di un sistema che ha esaurito il suo tempo».

Il leghista Andrea Gibelli, da vicegovernatore, al fianco di Formigoni c’è stato fin dalla conferenza stampa congiunta pomeridiana. E attraverso le agenzie conferma il suo sostegno al presidente: «Non ci sono elementi nuovi, la posizione della Lega Nord non cambia. Noi ci riferiamo alle verità e non alle verosimiglianze - taglia corto Gibelli -. L’attivita della Regione non è paralizzata, ma continua». Anche Monica Guarischi (Pdl) difende Formigoni: «Non è niente di trascendentale, e non è il primo che gli arriva in questi 17 anni – spiega il delegato alle pari opportunità al Pirellone -. Concordo sul fatto che non debba dimettersi, altrimenti avrebbero dovuto farlo da tempo altri politici in altre regioni. Sono convinta che ne uscirà benissimo, pulito e cristallino, portando a fine il suo mandato».

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