Festa della Liberazione nel ricordo commosso di Costantino Fontanella

Festa della Liberazione a Somaglia nel ricordo commosso e partecipato di Costantino Fontanella.

Ieri l’amministrazione comunale ha consegnato al nipote Luciano la piastrina di guerra del bersagliere somagliese, morto nel campo di prigionia di Micurinsk nel 1943 durante la campagna di Russia dell’Armir.

Una piastrina ritornata a Somaglia grazie alla curiosità di Giacomo Matacotta e Dina Vitali, presenti alla manifestazione, durante la quale i ragazzi delle medie hanno letto ad alta voce la loro ricerca storica sulla vita del bersagliere Fontanella.

Il racconto ha commosso visibilmente il nipote Luciano che si è lasciato andare a qualche lacrima e ad un sincero abbraccio come il sindaco Pier Giuseppe Medaglia al momento della consegna della piastrina, accostata ad una bella foto di Costantino in divisa, in bianco e nero. La targhetta è un rettangolo dorato, recante la scritta “1911 - 16662 (85) - C- Fontanella Costantino di Federico e Maria Baichiocchi, Somaglia, Milano”.. Un piccolo pezzo di metallo che racchiude una grande storia.

Dal canto suo Medaglia, messi da parte i fogli del suo discorso ufficiale, ha voluto aggiungere alcuni pensieri a braccio, ispirati dal cuore in occasione della sua ultima partecipazione ad una cerimonia pubblica dopo 10 anni di mandato: «Invito chi sarà chiamato a prendere il mio posto a proseguire nell’opera di mantenimento della memoria di chi combattendo non ha esitato a mettere in gioco la propria vita per assicurare la libertà all’Italia: ricordare significa “rimettere nel cuore” e i monumenti e le funzioni celebrative servono proprio a rimettere nel cuore questi valori sacri su cui è stata fondata la nostra democrazia: è da qui che si educano le nuove generazioni».

Proprio fra i giovanissimi non sono mancati gli alunni delle scuole elementari, medie e del consiglio comunale dei ragazzi. In particolare Davide Labbadini e Davide Sesini sono stati gli autori della ricerca biografica su Fontanella, a cui ha contribuito proprio il nipote Luciano che ha raccontato ai “giovani storici in erba”.

«Lo zio, superata la maggior età, era disoccupato; decise di arruolarsi e partire per la guerra in Abissinia, perché il governo fascista aveva promesso un posto di lavoro al ritorno - ha raccontato Luciano - quando tornò, dopo tanti solleciti, lo assunsero alla Pirelli di Milano, dove rimase solo un anno, perché venne arruolato nell’Armir».

Durante i primi mesi i famigliari ricevano lettere i cui chiedeva maglie calde: l’esercito italiano era mal equipaggiato e i suoi cari fecero cucire un giubbotto di pelle di coniglio e lo inviarono ma da allora, dal 1942, non ricevettero più una sua risposta. L’attesa durò fino all’estate 1945, quando il reduce Dragoni di Codogno svelò che Costantino era morto, stroncato dal tifo.

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