Fanghi: ecco tutti i comuni e le aziende agricole dove vengono sparsi

Ecco dove finiscono nel Lodigiano i fanghi della Cre. La Provincia di Lodi ha autorizzato le operazioni di recupero, cioè «lo spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia» dei fanghi di depurazione trattati nell’impianto di Meleti fino a un massimo di 20mila tonnellate. I terreni che ricevono i fanghi Cre appartengono a 13 aziende agricole e sono ubicati in 14 comuni della Bassa e del Centro Lodigiano per una superficie complessiva di 531 ettari e mezzo. I fanghi della Cre finiscono nella Bassa sui terreni dell’azienda Bassanetti e Bellomi, su 11,67 ettari, nel Comune di Brembio, su 53,15 ettari a Casale nei terreni di proprietà dell’azienda Cairo Pietro Sante, su 21,78 ettari a Senna Lodigiana sulle proprietà dell’azienda Cesari Domenico, e ancora su 35,30 ettari a Orio Litta nell’azienda agricola Grossi Pierluigi Achille, su 70,41 ettari dell’azienda agricola Guarneriagri tra Cavacurta e Maleo. Nel Centro lodigiano invece l’azienda agricola Cantaluppi Cugini di Lodi Vecchio riceve fanghi su 38 ettari, altri 15,68 ettari si trovano a Borghetto Lodigiano sui terreni di Chioda Giovanni, mentre l’azienda agricola F.lli Groppelli di Cavenago d’Adda ha messo a disposizione 42,64 ettari, e ancora 24,39 ettari si trovano a Comazzo sui terreni dell’azienda Manzoni Natale, 71,76 ettari, la superficie maggiore, sono messi a disposizione dall’azienda Raimondi Cominesi di Ossago Lodigiano, mentre l’azienda Riatti Ettore fornisce 15,11 ettari tra Villanova e Massalengo, e sempre tra Massalengo e Ossago si trovano 64,50 ettari disponibili nelle proprietà dell’azienda Sangalli Davide Ambrogio, mentre gli ultimi 67,15 ettari sono tra San Martino e Cavenago d’Adda sulle proprietà di Sudati Ambrogio.

In totale 531 ettari e mezzo su cui arriveranno 20mila tonnellate, la produzione massima annua destinabile ai campi del Lodigiano, a fronte di una capacità di trattamento ora di 30mila tonnellate annue, destinata a diventare 125mila dopo l’ampliamento autorizzato dalla Provincia di Lodi nelle passate settimane. Resta da capire cosa succederà con l’impianto a pieno regime. Oggi il Lodigiano assorbe i due terzi del fango trattato. Lo spandimento dei fanghi segue il calendario dello spandimento dei reflui, governato da Regione Lombardia con un divieto in vigore da novembre fino all’inizio di febbraio. Da alcune settimane dunque tecnicamente è possibile lo spandimento, con l’accorgimento che non può essere effettuato nei giorni di pioggia e nei tre successivi. L’attività sarà poi interrotta nuovamente con l’arrivo del periodo di semina, tra aprile e maggio, anche in funzione del meteo. Il conferimento dei fanghi è regolato da un’apposita convenzione tra la Cre e gli agricoltori, e di norma lo spandimento avviene senza compensazioni economiche per Cre o per il destinatario del concime, ma solo con la previsione di alcuni servizi e attività aggiuntive, come l’aratura del campo. In compenso, il trattamento fanghi e anche il loro spandimento porta con sé una problematica olfattiva, perché spesso anche in passato è stata segnalata una forte puzza in concomitanza con il conferimento dei fanghi.

«L’attenzione non è solo sull’impianto, ma anche sullo spandimento dei fanghi in provincia – spiegano dal comitato No Fanghi di Meleti, Castelnuovo, Cornovecchio e Caselle Landi -. Noi chiediamo che ci siano più controlli a campione, svolti anche dai comuni, sulle sostanze presenti, che in convenzione ogni eventuale danno ricada sulla Cre, che i comuni ricevano i piani agronomici per verificare se i prodotti coltivati sono conformi alle prescrizioni, che si tenga un registro dei mezzi che fanno le consegne per verificare quantità e provenienza. Infine, con tutti i reflui prodotti nel Lodigiano, non sono sufficienti solo questi per i nostri terreni?».

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