«Difendete il rapporto tra la Banca e il territorio»

DICHIARAZIONE DI INTENTI PER LA PROMOZIONE DELLA COSTITUZIONE DI UN COMITATO A TUTELA DEL RAPPORTO TRA IL BANCO POPOLARE, LA FONDAZIONE BANCA POPOLARE DI LODI ED IL TERRITORIO

La riforma della banche popolari, avviata dal governo con un decreto legge che impone ai 10 istituti di maggiori dimensioni di trasformarsi in società per azioni, desta forti e motivate preoccupazioni.

Le comunità locali di cui questi istituti sono espressione temono infatti che questo cambiamento, ben al di là del semplice passaggio ad una diversa forma giuridica, metta irrimediabilmente a rischio la sopravvivenza di un modello cooperativistico che non è soltanto un patrimonio di identità e di radicamento storico, ma segna profondamente la vita sociale ed economica dei territori, minando un sistema di relazioni tra banche, imprese, famiglie ed istituzioni che ha contribuito e continua a contribuire in modo determinante allo sviluppo delle realtà locali.

Lodi ed il Lodigiano, che fin dalla seconda metà del XIX secolo, promuovendo la nascita della prima Banca Popolare sorta in Italia, sono stati precursori e protagonisti dell’affermazione nel nostro Paese di questo modello virtuoso, avvertono il rischio della perdita di questo straordinario valore e intendono impegnarsi, attraverso le istituzioni, le associazioni di rappresentanza delle categorie economiche e gli organismi di partecipazione, per portare un contributo costruttivo al processo di riforma, che ne orienti l’attuazione in modo da preservare il rapporto tra banca e territorio.

Un rapporto fatto di quotidiana vicinanza alle esigenze delle persone, di costante attenzione ad ogni evoluzione dell’economia reale e dei fenomeni sociali, non solo attraverso l’attività tipica dell’erogazione di credito e di tutela del risparmio, ma anche nell’esperienza di proficua collaborazione sussidiaria tra la Fondazione Banca Popolare di Lodi, le istituzioni e le associazioni, in una dimensione di impegno sociale che si estende dalla cultura all’assistenza e che ha garantito un fondamentale sostegno a progetti strategici per il futuro del territorio, a partire dal polo universitario e dal Parco Tecnologico Padano.

Non si tratta di assumere una posizione conservatrice, né di difendere privilegi e localismi, ma di riconoscere, pur considerando l’esigenza di ammodernare il sistema bancario nazionale, che la cesura di questo rapporto non è nell’interesse di nessuno e che i requisiti di apertura al mercato e di giusta rappresentanza degli azionisti nella governance societaria possono essere efficacemente conciliati con quelli di una diffusa partecipazione e dell’attenzione alle realtà locali.

Peraltro, il modello cooperativo delle banche popolari risulta salvaguardato in Europa e trova ampia diffusione in Paesi (come Francia, Germania, Austria, Olanda e Finlandia) i cui sistemi economici vantano livelli di evoluzione pari e non di rado superiori a quello dell’Italia e nei cui contesti il ruolo delle banche locali è riconosciuto come motore di sviluppo e supporto delle Pmi e dei territori.

Siamo convinti che nell’iter di definizione della riforma (dai passaggi parlamentari per la conversione in legge del Decreto all’elaborazione del regolamento attuativo demandata alla Banca d’Italia) sia possibile individuare strumenti e misure che garantiscano la tutela di questi principi, tenendo opportunamente conto anche dell’azione di autoriforma promossa dall’associazione delle banche popolari e delle indicazioni che potranno pervenire dai territori.

Per rappresentare queste istanze con efficacia ed in modo coordinato, si propone la costituzione di un Comitato Territoriale, a cui fin da ora aderiscono i soggetti che sottoscrivono la presente dichiarazione di intenti e che è aperto alla partecipazione ed al contributo di chiunque ne condivida gli obiettivi.

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