Dieci anni fa la tragedia di Linate

Tra le 118 vittime ci furono anche cinque lodigiani

Forse la nebbia non ci sarà. Il prossimo 8 ottobre, forse, il cielo sullo scalo di Linate sarà sgombro. E la nebbia fitta, assassina, quella che si è appiccicata ai ricordi e all’anima di chi ha perso un padre, un figlio, un amico, rimarrà nelle carte dei processi o nel dolore di chi, oggi come allora, non dimentica. Erano da poco passate le 8.10 del mattino dell’8 ottobre 2001, esattamente dieci anni fa. E 118 persone avevano iniziato una nuova giornata. Qualcuno probabilmente si toglieva la giacca. Qualcun altro, magari, aveva già preso gli appunti di lavoro o riguardava l’agenda fitta, di incontri e di vita. Quella che li attendeva a Copenaghen, una volta atterrati. Il Boeing MD-87 della Scandinavia Airlines diretto nella capitale danese, però, non si è mai staccato da terra. Si è schiantato prima di vedere il cielo. Sulla sua strada, un Cessna, un piccolo aereo da turismo, impossibile da vedere nel muro di nebbia di quella tragica mattina, impossibile da individuare dalle torre di controllo dove il radar di terra non c’era. Violentissimo l’impatto: il Cessna è rimasto in pista, spezzato in tre tronconi, in fiamme. Il pilota del Boeing, che probabilmente un secondo prima dello schianto si è reso conto di qualcosa (ce lo dice, meglio di qualunque segno di sterzata, la drammatica registrazione di un suono soffocato, probabilmente un’esclamazione di stupore), ha tentato di dare potenza, andare oltre i 270,5 km/h che leggeva sulla plancia di comando. Il motore, però, non dava spinta. Il Boeing aveva già perso la gamba del carrello destro e il motore destro. Il muso sollevato è ricaduto quindi a terra e l’aereo ha proseguito la sua corsa fino al “toboga”, il deposito dei bagagli, situato a fine pista. Ad una velocità di 257,6 km/h. Il resto sono immagini di fiamme e di morte, di dolore misto a rabbia e di una storia che da dieci anni a questa parte sembra essersi interrotta nelle immagini dei telegiornali, nelle urla di Pasquale Padovano (addetto allo smistamento bagagli, che quel giorno lavorava insieme ad altri 7 colleghi - quattro dei quali deceduti - superstite marchiato a vita dalla ustioni e dalle 63 operazioni chirurgiche che ha subito in seguito all’incidente), nelle telefonate ai familiari, riuniti in aeroporto senza informazioni. E ancora nel dramma senza fine di chi si è visto chiedere un panoramica dentale, uno spazzolino, qualunque cosa potesse aiutare forze dell’ordine e specialisti nel riconoscimento dei cadaveri. Una lista lunga, lunghissima; 118 nomi, 118 persone che sono scese alla fermata dell’8 ottobre 2001. Cinque di loro era nati o vissuti tra Lodigiano e Sudmilano. Erano Attilio Lazzarini (51 anni) di Lodi, Luigi Mussida (54 anni) di Casale, Carlo Venturini (41 anni) di Castiglione, Fabio Mangiagalli (33 anni) di San Giuliano, Sandro Carlin (55 anni) di Riozzo di Cerro al Lambro. In questi anni, il dolore e la giustizia hanno percorso le loro strade. I familiari della vittime si organizzati in un comitato (Il Comitato 8 ottobre 2001, oggi anche Fondazione, guidata da Paolo Pettinaroli, instancabile padre che non ha salutato il figlio Lorenzo, anche lui su quel volo); gli imputati, undici tra responsabili al controllo e dirigenti Enav (società nazionale per l’assistenza al volo), Enac (ente nazionale per l’aviazione civile) e Sea (la società che gestisce lo scalo), hanno affrontato i tre gradi di giudizio (con le sentenze di primo e secondo grado - arrivate rispettivamente nel 2004 e nel 2006 - e la Cassazione - che si è espressa nel 2008). Venticinque anni e 8 mesi, le condanne inflitte complessivamente dalla Suprema Corte e divisi tra sette sco Federico, direttore area aeroporti di Milano, e Vincenzo Fusco, direttore dell’aeroporto di Linate, ndr) - ricorda Paolo Pettinaroli, presidente del comitato - : senza dimenticare che dell’indulto hanno beneficiato molti dei condannati. La giustizia, che dovrebbe punire i responsabili, non ci ridà però i nostri morti». Un senso al dolore, i familiari l’hanno scoperto nel comitato che da anni si batte per migliorare la sicurezza degli aeroporti. «L’8 ottobre è diventato una pietra miliare, una data di svolta - argomenta Pettinaroli - , ma molto è ancora da migliorare. Solo per fare un esempio, l’Enac al momento dispone di 19 controllori di volo, quando ne servirebbero 43. Com’è possibile fare sicurezza se mancano ancora le persone?». Alle 8.10 del prossimo 8 ottobre, per un minuto, in tutti gli aeroporti italiani si farà silenzio. E a Linate, anche voli e atterraggi si fermeranno. In memoria di chi, da quel giorno di dieci anni fa, non è più tornato a casa.

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