Demenza senile: almeno mille i pazienti tra Lodigiano e Sudmilano

In mille con la demenza senile in cura negli ospedali di Lodi e San Donato. Un dato in crescita con l’invecchiamento della popolazione. E l’assistenza per chi non è ricoverato è sempre più in affanno. Le case di riposo, come testimonia la Rsa Santa Chiara di Lodi, uno dei tre nuclei alzheimer riconosciuti dalla Regione, insieme a Codogno e Casale, hanno liste d’attesa alle stelle. I fondi per sostenere le spese di una badante a domicilio sono ridotti all’osso e le famiglie sono sempre più sole. Nel reparto di neurologia di Lodi, guidato dal primario Maurizio Riva, sono seguiti, a livello ambulatoriale, 500 malati. Il 60 per cento di questi è affetto da alzheimer, il resto sono pazienti con demenze causate da problemi cardiocircolatori e disturbi di altri tipi, alcuni, ma purtroppo una minoranza, curabili. Il centro dedicato alle demenze del Policlinico San Donato segue circa 500 casi di demenze ogni anno. Circa 250 di questi sono affetti da morbo di Alzheimer, 160 da demenza vascolare, 30 da demenza di Lewy, 30 da demenza frontotemporale e 30 da demenze reversibili, come quelle causate da carenza di vitamina B12, acido folico, o patologie della tiroide. «Tutti i malati - spiega Giovanni Meola, primario della neurologia e direttore della scuola di specializzazione in neurologia dell’Università degli Studi di Milano - sono sottoposti a una batteria di test neuropsicologici e in alcuni casi di tipo famigliare: vengono sottoposti a studi genetici specifici per la progranulina e presenilina (geni implicati nella mutazione che comporta lo sviluppo di una demenza in più membri di una stessa famiglia)». L’alzheimer è una malattia degenerativa dovuta ad un accumulo della proteina Beta amiloide e all’alterazione della proteina Tau. «La Beta amiloide è normalmente presente nelle membrane delle cellule nervose - spiega il professor Meola -: nelle condizioni di normalità questa proteina viene degradata secondo una via normale, nell’alzheimer si verifica, invece, una degradazione impropria per cui abbiamo un accumulo. La causa non ci conosce ancora e la cura è sintomatica. C’è un incremento di malati perché c’è un aumento dei grandi vecchi. Ho appena presentato un dato clamoroso in una conferenza all’ordine dei medici di Milano: ho mostrato una proiezione realizzata in base a studi dell’organizzazione mondiale della sanità: nel 2050 si prevedono nel mondo 150 milioni di ammalati di demenza, 3 milioni in Italia. Tutte le alterazioni della Tau e della beta miloide agiscono sulle sinapsi, cioè sui collegamenti tra un neurone e l’altro. Per fare in modo che le sinapsi siano sempre attive, servono terapie cognitive, lettura con meditazione o cruciverba. La maggior incidenza, infatti,si registra nelle popolazioni rurali della Cina perché non sono abituate a tenere il cervello attivo». Se i malati sono tanti i posti per l’alzheimer sono pochi. A Santa Chiara la direzione sta pensando di istituire anche un’area aggiuntiva per quelle persone che hanno perso la capacità di camminare, ma non la demenza. «Un nucleo di 17 persone - ammette la direttrice sanitaria Maddalena Benelli - non è sufficiente. I pazienti con demenza in lista d’attesa sono molti. Per questo pensiamo al “gentle care”: più cure da parte del personale e riduzione dei farmaci».

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