Dellavia, gli artisti dell’acciaio inox

Dalla lavastoviglie industriale al ritratto di Audrey Hepburn su lamiera ottenuto con la tecnica della microforatura grazie a un apposito software sviluppato in casa: date un foglio di acciaio inox alla famiglia Dellavia e loro ci tireranno fuori la più robusta delle lavapiatti o la più insolita fotografia che possiate appendere sulla parete di casa. Insolita perchè un materiale solido come l’acciaio inossidabile da queste parti (siamo a Lodi Vecchio, viale della Repubblica: zona di capannoni, artigiani, gente che lavora sodo) sono capaci di lavorarlo fino a ridurlo a un segnalibro sottile come un foglio di carta con l’immagine della Torre di Pisa, della Mole Antonelliana o del David di Donatello. O a ricavarci pannelli e componenti scelti dalla Giugiaro per una sua “super car”. «La tecnica si chiama Oneplot. L’abbiamo messa a punto nel 2008 quando la crisi purtroppo ci dava tempo libero per dedicarci ad altro. Poi grazie al cielo il lavoro è ripartito e ci siamo rimessi a tempo pieno a fare la nostra attività principale» spiegano alternandosi nel racconto il papà Luciano Dellavia (classe 1940, oggi amministratore delegato), i figli Barbara e Gaetano e il cugino Stefano, figlio di Giovanni, fratello a sua volta di Luciano e con lui fondatore nel 1973 dell’attività. Una costellazione familiare che contiene un po’ tutte le coordinate, la storia e le dinamiche dell’imprenditoria padana con due fratelli (Luciano e Giovanni, appunto) che nascono nell’Italia della guerra e si fanno le ossa tirando di lima negli anni del dopoguerra e della ricostruzione. Basti pensare che dal 1957 al 1960 papà Luciano lavora come idraulico al cantiere del Pirellone a Milano: «Sono arrivato che erano al ventesimo piano, sono andato via che era finito».

Nel 1973 la svolta: i due fratelli dopo svariati anni di lavoro a Milano alla Comenda (prima società di Ali Group, un gigante delle macchine per il lavaggio industriale) nell’omonima via che diede il nome alla società e successivamente nello stabilimento del gruppo a Cassina De’ Pecchi decidono di mettersi in proprio. Non è un divorzio. Continueranno a costruire lavastoviglie industriali per la Comenda ma lo faranno come contoterzisti mettendo a frutto la propria esperienza. La loro prima sede è un capannone in una cascina, in pratica un ex allevamento di polli dalle parti di Maiano, frazione di Sant’Angelo. Dopo pochi anni, però, la proprietaria del terreno annuncia l’aumento del canone d’affitto. I due fratelli, entrambi ludevegini doc, si fanno due conti, rispondono no grazie, arrivederci e decidono di avvicinarsi a casa. Nel 1979 comprano all’asta un campo appena fuori Lodi Vecchio, l’anno dopo ci costruiscono il capannone, nel 1981 traslocano i macchinari e ripartono con la produzione: lavastoviglie industriali di cui realizzano la scocca partendo da fogli di acciaio inox (motori e componenti elettronici sono poi assemblati dalla Comenda a Cassina de’ Pecchi) e, da alcuni anni, di carrelli - questi chiavi in mano - di varie tipologie (chiusi, aperti, riscaldati, non riscaldati) per la Burlodge, società della galassia Ali Group che si occupa di ristorazione per ospedali e grandi aziende. Il tutto in un’area di 4mila metri quadrati di capannone tra magazzino e officine. Ci lavorano 26 persone, famiglia Dellavia inclusa a esclusione di Giovanni, andato in pensione una quindicina di anni fa e da quel giorno dedito solo a casa, orto e famiglia. Dal 1973 a oggi il periodo più difficile, manco a dirlo, è stato quello della crisi, verso il 2008. «Il lavoro è diminuito - racconta Barbara - e le commesse sono calate. Non abbiamo avuto problemi di liquidità, Comenda ha sempre pagato puntualmente. Il fatto è che non avevamo debiti ma nemmeno lavoro». Così in attesa di ripartire con gli ordini hanno fatto smaltire un po’ di ferie ai dipendenti e si sono dedicati ad altri progetti come, appunto, Oneplot. Da queste parti con le mani in mano proprio non ci riescono a stare.

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