Consumo di suolo, un’altra colata di cemento

Cemento “tritatutto”. Il rischio è che nel Lodigiano, a seguito dell’approvazione delle nuove norme edilizie, nei prossimi due anni e mezzo si arriverà a consumare 1.734 ettari di suolo, per lo più andando a “intaccare” aree libere o verdi. Un dato incredibile, se si considera che il numero corrisponde grosso modo all’avanzata del cemento registrata sul territorio tra il 1999 e il 2012, pari a 1.719 ettari, su un totale di 10.208 ettari di superficie antropizzata.

Queste informazioni fanno parte di uno studio realizzato da Legambiente Lombardia, o meglio, dal Centro di ricerca sui consumi di suolo, per il «Corriere della Sera», un dossier che ha visto anche la partecipazione dell’Istituto nazionale di urbanistica e dal Politecnico di Milano.

I ricercatori Andrea Arcidiacono, Silvia Ronchi e Stefano Salata hanno esaminato i documenti urbanistici dei Comuni per delineare le possibili ricadute che la legge regionale approvata lo scorso 19 novembre potrebbe avere sulle dodici province lombarde.

Le norme approvate dalla giunta Maroni hanno fatto molto discutere in consiglio regionale, incassando il voto contrario dell’opposizione e spaccando il mondo delle associazioni ambientaliste.

Per Legambiente la Lombardia è “sotto scacco”, a causa degli appetiti urbanistici dei Comuni, che attraverso gli oneri di urbanizzazione potranno far quadrare i bilanci. Sul territorio regionale, le province più “scatenate” sotto questo punto di vista si sono rivelate Sondrio, Bergamo e Pavia, destinate così a salire sul podio della cementificazione.

I ricercatori hanno preso in considerazione diversi tipi di documento, dai Pgt (Piani di governo del territorio) che delineano gli ambiti di trasformazione alle previsioni di completamento o espansione del cosiddetto Tessuto urbano consolidato (Tuc). Si tratta cioè di interventi in zone ancora incomplete o non edificate nonostante si trovino all’interno di un contesto urbanizzato.

Dall’analisi dei Pgt disposti dai Comuni del Lodigiano emerge che potrebbero scomparire 1.197 ettari: di questi 862 su aree libere, 335 su aree già utilizzate. Nel caso del Tuc, il Tessuto urbano consolidato, il cemento potrebbe spazzare via 871 ettari, per 659 di questi si tratterebbe di espansione su suolo agricolo.

In tutta la Lombardia, e non solo nel Lodigiano, a rischiare grosso è soprattutto l’agricoltura con i suoi campi coltivati.

Ci sarebbero 54mila ettari di terreni coltivati in pericolo, pari al 16 per cento del totale della superficie lombarda antropizzata, un consumo ben più elevato di quello registrato tra il 1999 e il 2012, ovvero 41mila ettari. Come sottolineato dagli ideatori della ricerca, oggi si parlerebbe di quasi quattro volte la città di Milano.

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