
PrimoPiano
Giovedì 23 Maggio 2013
Conia: «Più trasparenza e legalità»
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Sui grandi progetti,
come l’uso delle aree dismesse, sono
i cittadini
a dover decidere, anche attraverso
referendum
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Si può governare
bene facendo attenzione agli sprechi,
attraverso
i gazebo tematici
la gente
ci ha dato molti spunti per la città»
Sui grandi progetti, sono i cittadini a dover decidere, in una città che non ha bisogno di chissà quali rivoluzioni ma di «piccole cose, concrete». È questo che pensa Domenico Conia, candidato sindaco del Movimento 5 Stelle: 47 anni, vive nel quartiere di San Fereolo, ha un figlio di 11 anni ed è impiegato in una multinazionale informatica. Per la prima volta i “grillini” si presentano alle elezioni con una propria lista e un progetto. E hanno già detto che in consiglio comunale non accetteranno i rimborsi previsti per i gruppi (se non per le spese documentate da scontrini e inerenti l’attività), daranno una sforbiciata alle indennità e metteranno sotto sopra il Broletto, all’insegna della trasparenza.
Perché si è candidato, visto che la gestione del Comune nei prossimi anni sarà “lacrime e sangue” a causa dei tagli e del patto di stabilità?
«Per dare un vero cambiamento alla città. Ci sono dei cittadini, tutte persone incensurate, che hanno deciso di metterci la faccia. Il modello di “delega” non ha funzionato e l’unica soluzione è la cittadinanza attiva. Si può governare facendo attenzione agli sprechi, il primo punto per noi resta sempre e comunque la trasparenza e l’attenzione agli sprechi».
Questa è la prima volta che i 5 Stelle tentano la conquista di palazzo Broletto. Avete una squadra e un programma. Qual è il polso della situazione su Lodi?
«Da noi ognuno vale uno, siamo contrari al protagonismo dei partiti classici. Ci siamo dal 2008 ma nel 2010 non c’era il tempo per preparare la lista. Oggi, invece, abbiamo una buona squadra, fatta di lodigiani e di non lodigiani ma comunque composta da persone che conoscono Lodi. Il nostro programma è nato dal confronto, attraverso la formula “A noi interessa” proposta ai gazebo per capire cosa chiedessero i residenti, un’iniziativa poi copiata da tutti. Siamo partiti in maniera tiepida, perché i fatti nazionali un po’ hanno condizionato il clima, poi abbiamo avuto un buon riscontro e la gente ci ha dato molti spunti».
Al ballottaggio cosa farete, se ci si andrà?
«Siamo contrari a ogni apparentamento, lasceremo libertà di coscienza. Naturalmente al ballottaggio potremmo esserci noi».
Chi porterà in giunta, in caso di vittoria?
«Abbiamo già preso dei contatti con delle persone in gamba, ciò che conta è creare una squadra di persone capaci per i pochi ruoli chiave che contano. Noi prevediamo una riorganizzazione della macchina comunale, dall’accorpamento degli assessorati all’eliminazione dei rimborsi: come è noto noi chiederemo rimborsi solo per le spese vive».
Lodi è una città sicura oppure no? Si può davvero aumentare l’organico dei vigili urbani?
«Per noi, più che aumentare le persone conta l’efficienza: facciamo lavorare meglio quelle che ci sono, con un maggiore coordinamento tra forze dell’ordine. Non c’è solo la videosorveglianza, che tra l’altro funziona male, si può partire da un maggiore controllo della città. Per esempio, se ci sono sempre le stesse persone con la birra in mano tutto il giorno fuori da un locale, basta che passi una pattuglia a chiedere i documenti, a verificare se quel determinato locale ha la licenza per vendere alcolici, ci vuole una presenza assidua in città. I cittadini vogliono più illuminazione in certe zone e vogliono che quando chiamano qualcuno perché c’è un’emergenza, i soccorsi arrivino in cinque minuti».
Si parla poco delle frazioni, avete delle idee in proposito?
«Abbiamo ricevuto delle segnalazioni sulle piste ciclabili, anche in questo caso vale il discorso sulla sicurezza e sulla vivibilità, sulla mobilità e su un migliore collegamento tra il centro della città e l’esterno, attraverso delle navette piccole e a basso impatto ambientale».
Progetti sulle aree dismesse?
«Il nostro programma ha un punto fermo: stop al consumo di suolo. Credo che tutte le decisioni importanti debbano essere discusse, attraverso una sessione aperta del consiglio comunale e, perché no, attraverso un referendum, chiedendo ai cittadini cosa ne pensano di queste aree e come le utilizzerebbero. Fare un’Esselunga all’ex Abb non mi sembra francamente una grande idea, a due passi dalla Coop, mentre il vecchio progetto di Fiorani era fantascientifico. I cittadini devono essere al centro, è vero che i Comuni sopravvivono con gli oneri di urbanizzazione ma non basta costruire fregandosene di ciò che c’è intorno».
Polenghi e Consorzio agrario sono in crisi, la Popolare è ridimensionata rispetto al passato. Lodi si sta impoverendo senza che nessuno faccia niente?
«Si sovrappongono problemi nazionali e locali. Serve un confronto con le associazioni per capire come rilanciare il lavoro, sapendo che Lodi non è una terra che attira grosse aziende. Il 50 per cento delle piccole ditte è legato all’impiantistica e all’edilizia, la nostra idea è quella di favorire queste attività con gli appalti, dove è possibile, senza indire la gara al massimo ribasso, come per gli importi sotto i 500mila euro. Si può potenziare l’Informagiovani, svincolando così i giovani dalla schiavitù delle agenzie interinali. Prevediamo anche il potenziamento del fondo anticrisi».
Ritiene che a Lodi si stia costruendo troppo rispetto al fabbisogno?
«Si potrebbe riqualificare ciò che già c’è e verificare qual è la reale necessità abitativa».
Lodi è davvero una città universitaria?
«Sicuramente l’università è una risorsa, visto che manca ancora un anno bisogna però verificare quali opportunità offrire, quali collegamenti garantire agli studenti. Vale il principio del confronto con i diversi operatori».
Dopo l’ultima alluvione, oggi la città bassa è sicura?
«Con il rifacimento degli argini la situazione è migliorata, semmai siamo perplessi sulla logica della realizzazione degli argini, a favore di qualche privato che ha costruito».
Pensa che l’Adda sia vivibile?
«Non c’è integrazione tra il fiume e la città, eppure non servono grossi investimenti. In stazione non è nemmeno segnalata la presenza dell’Adda, noi pensiamo a un percorso pedonale – senza barriere architettoniche – che dallo scalo ferroviario porti al fiume. I tentativi fatti per rilanciare il fiume evidentemente sono stati fatti in maniera sbagliata».
Quale ruolo immagina per Lodi con la scomparsa della Provincia?
«Siamo contrari da sempre alle Province, le competenze possono essere spostate su uffici decentrati, salvaguardando l’occupazione. Lodi in futuro dovrà essere capace di eliminare la burocrazia, favorendo la rete, non è possibile che si debba prendere la macchina a tutti i costi per avere un certificato».
Come evitare le infiltrazioni mafiose?
«Con il Protocollo di Merlino, che non è ancora stato adottato a Lodi nonostante permetta di rintracciare tutto: fornitori, pagamenti, rifiuti. E poi consultando l’osservatorio appalti di Confartigianato e istituendo una commissione sulla legalità che cerchi di fare luce sugli episodi accaduti negli ultimi anni».
Sanità e tumori, che fare?
«Il Comune di Lodi ha pubblicato i dati nel 2010 con statistiche del 2009. È stato fatto poco, per quanto riguarda i tumori al seno e al fegato siamo in cima alle statistiche ma
non
si indaga sulle cause. Il Comune deve fare pressioni su Azienda ospedaliera e Asl
pretendendo una mappatura, dobbiamo capire perché in alcune zone si muore e in altre no, quali aziende ci sono in quelle zona, l’età e il lavoro delle persone colpite. Si deve lavorare sulla prevenzione, andando anche nelle scuole a spiegare che cosa accade, ma anche eliminare l’amianto».
Una promessa sui parcheggi?
«Faremo rispettare la legge che prevede che nelle immediate vicinanze delle strisce blu ci siano parcheggi gratuiti, a Lodi questo non avviene. In altre città ci sono cittadini che hanno fatto ricorso per le multe e hanno vinto. Inoltre, i primi 30 minuti nelle strisce blu saranno gratuiti, per permettere alla gente di sbrigare le commissioni».
Cinque aggettivi per descrivere la sua Lodi?
«Trasparente, vivibile, coesa, capace di favorire la partecipazione e la difesa del territorio».
Greta Boni
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