Chi è Enzo Moavero Milanesi

Enzo Moavero Milanesi appartiene a una famiglia le cui radici affondano nella storia del Lodigiano. I suoi avi sono segnalati quali abitanti di Cavenago d’Adda a partire dall’anno 1460. Innalzarono la propria grande casa in un luogo periferico del paese, in posizione preminente, a guardia delle terre golenali dell’Adda. Casa antica, che c’è tuttora. E che oggi appartiene appunto a Enzo Moavero Milanesi, il diretto discendente dei Bocconi che, partendo da Cavenago, finirono poi per fondare a Milano la Rinascente prima e l’Università Bocconi poi.

Moavero ha 57 anni, è avvocato e attualmente giudice del Tribunale di primo grado della Corte di Giustizia della Ue. Conosce bene il futuro premier perché ne è stato capo di gabinetto ai tempi della Commissione europea, per la quale è stato anche segretario generale aggiunto, ovvero il numero due della “macchina” di coordinamento dell’Esecutivo di Bruxelles.

Di Enzo Moavero Milanesi si è parlato a lungo in questi anni. Già capogabinetto dei commissario europei Filippo Maria Pandolfi e Mario Monti a Bruxelles e consigliere a Palazzo Chigi di Amato e Ciampi nel 1992-1993, Moavero è un esperto di mercato e concorrenza, conosciutissimo da tutti nella Commissione Ue. Autore di innumerevoli pubblicazioni specializzate, nel 2006 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli conferì la medaglia d’oro quale benemerito della cultura.

Recentemente ha lasciato più volte Bruxelles per insegnare Diritto dell’Unione europea a un prestigioso master universitario in “Parlamento e politiche pubbliche” organizzato dalla Luiss.

Quanto ai suoi legami con il Lodigiano, in Cavenago d’Adda esistono ancora oggi alcuni degli edifici che in passato appartenevano ai Bocconi. Tra questi, anche la facciata di una chiesa medioevale (“la chiesa morta”) e un’abitazione nella quale spiccano due grandi e antichi stemmi della famiglia. Un ramo della famiglia Bocconi (quella cui appartiene Enzo Moavero) è sempre stato proprietario della grande villa di fogge seicentesche situata sulla sommità del terrazzo dell’Adda, appunto la Villa Moavero Milanesi, chiamata un secolo fa Villa Bocconi Del Frate. Un suo avo, il generale Settimo Del Frate, partecipò alle guerre del risorgimento inventando la sella di cavalleria che restò in dotazione all’esercito italiano fino all’indomani della prima guerra mondiale.

I legami tra Enzo Moavero Milanesi e Cavenago sono sempre stati molto stretti. Nel 2007 il notissimo funzionario di Bruxelles donò al santuario della Madonna della Costa di Cavenago d’Adda una grande opera d’arte, una statua in terracotta raffigurante San Sebastiano, di scuola ferrarese del XVesimo secolo. Una donazione effettuata in memoria del nobile professore e architetto Guido Fiorini, cavaliere di gran croce del sovrano militare di Malta. Il tutto per disposizione della figlia Maria Vittoria e desiderio del nipote Enzo Moavero Milanesi. Quest’ultimo presenziò alla cerimonia di benedizione della statua, alla quale intervenne anche il vescovo di Lodi. I due, Enzo Moavero Milanesi e monsignor Giuseppe Merisi, si conoscono da tempo molto bene, in quanto il vescovo ha frequentato per anni la Comunità europea quale componente della Comece in rappresentanza dei vescovi italiani.

L’amministrazione comunale di Cavenago ha recentemente dedicato una via al nonno del 57enne alto dirigente della Ue, del quale porta il nome: si tratta del dottor Enzo Moavero, direttore della Aeroplani Caproni, che prima della seconda guerra mondiale fece assumere nelle storiche officine milanesi decine di cavenaghini.

Enzo Moavero Milanesi era anche estimatore di un altro lodigiano: il compianto don Sergio Bruschi, al quale nel gennaio 2009 la Caritas ambrosiana dedicò una prestigiosa serata. In quel frangente intervenne, come oratore, lo stesso Moavero. Nel corso della serata dichiarò che «il binomio carità-giustizia può essere declinato in molti modi diversi. Le vie intraprese dalla realtà europea coinvolgono - aggiunse - sei fattori distinti: la pace, la solidarietà, un diritto fondato sulla non discriminazione, la condivisione politica, economica, amministrativa e giudiziaria, la cooperazione interna e verso gli altri Paesi, e infine una sana competizione che ha come obiettivo la realizzazione della giustizia».

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