Cemento, un’invasione senza fine

In tredici anni, si contano qualcosa come 17 milioni, 221 mila e 971 metri quadrati in più ad uso e consumo dell’uomo. Una distesa sconfinata di capannoni, palazzine, ville, edifici pubblici, strade, piazze, marciapiedi, giardinetti, parchi pubblici; insomma tutto ciò che è costruito dall’uomo.

Per avere un’idea della mole di territorio mangiato dal cemento, basta richiamare alla mente la distesa d’erba dello stadio San Siro di Milano. Ce ne vorrebbero esattamente 2412 per coprire la superficie che in questi anni si è trasformata da suolo agricolo o zona incolta ad area antropizzato, dal greco ànthropos uomo, soggetta quindi alle volontà, ai desideri, alle necessità dell’uomo.

Crescita galoppante

Andiamo con ordine, però. Intanto la fonte, che è quella ufficiale in tema di statistiche italiane, ovvero l’Istat. L’analisi prende in esame i valori, su tutto il territorio provinciale, comune per comune, dell’aree antropizzate nel 1999, nel 2007 e nel 2012, affiancando i dati della superficie complessiva dei diversi comuni e delle aree agricole, sempre nelle tre date cardine (1999, 2007, 2012). Dalla tabella, che mette in fila, uno dopo l’altro, i 61 comuni lodigiani, emergono anche i dati complessivi della Provincia di Lodi, in cui, a fronte di una superficie territoriale di 782.536.292 metri quadrati, nel 2012 erano 102.088.00 i metri quadrati sottoposti a trasformazione dall’uomo, a fronte di 622.462.881 metri quadrati di aree agricole. Poco più di 4 milioni di metri in meno rispetto al 2007 e addirittura 21 milioni in meno rispetto al primo parametro di riferimento, quello del 1999.

Anche le città soffrono

Entrando nel dettaglio, esaminiamo i dati dei quattro centri più grandi del territorio, ovvero Lodi, Codogno, Casalpusterlengo e Sant’Angelo, a partire proprio dalla città capoluogo. Che, di certo, assomiglia poco o nulla a quella che rifondò il Barbarossa più di 850 anni fa. Sui complessivi 41.419.923 metri quadrati, il 26 per cento è antropizzato. Nel 2012, il territorio comunale sottoposto a variazioni dall’uomo, era pari a 10.785.838 metri quadrati, con una variazione di 1.163.334 metri quadrati rispetto ai valori del 1999. A Codogno, negli ultimi tredici anni, la crescita è stata anche maggiore. Sui 20.866.864 metri quadrati di superficie, si è passati dai 5.075.048 metri quadrati del 1999 agli oltre 6 milioni, 200 mila e 720 del 2012, ergo più 1 milione e 125 mila e 672 metri, raggiungendo la percentuale del 29,7 per cento di utilizzo del suolo. Intorno al 20 per cento anche quanto l’uomo dispone del territorio comunale di Casalpusterlengo, vale a dire 5 milioni, 133 mila, 137 metri quadrati, su una superficie complessiva di oltre 25 milioni di metri quadrati, con un aumento, in tredici anni, di 716 mila e 696 metri quadrati.

Sant’Angelo “statica”

Decisamente più contenuta la crescita di Sant’Angelo Lodigiano, che dal 1999 al 2012, ha registrato 294.457 metri quadrati in più di utilizzo del suolo, arrivando a quota a 19,65 per cento della superficie territoriale complessiva, che è pari a 20.039.842. Il valore delle aree ad uso dell’uomo nel 2012 era pari a 3.937.981 nel 2012, rispetto ai 3.643.524 mentre quadrati del 1999. Chi ha perso di più in termini di suolo agricolo tra le quattro città? Il comune di Lodi, che ha rinunciato a 1 milione, 233 mila 010 metri quadrati di aree agricole tra il 2012 e il 1999.

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