«Cambieremo l’Italia ascoltando la gente»

Il segreto è partire dal basso, perché senza la “base”, le sue volontà, la sua “pancia”, non c’è disegno che tenga. E Alessandro Montanari, che di questa “base” si sente un’espressione protagonista, non ha dubbi sulle possibilità del Movimento Cinque Stelle di dargli voce e sostanza. Classe 1972, milanese di origini ma cittadino codognese dal 2005, commerciante di piante e fiori artificiali, alla politica è arrivato tardi, folgorato da Grillo e dal suo V-day del 2008. Adesso si accompagna a una cartelletta, piena di sondaggi del “suo” movimento, quello che nelle poltrone del potere dovrebbe decidere in ossequio alla partecipazione dei suoi sostenitori; così, dopo una prima candidatura, alle comunali del 2011, ha deciso di “alzare l’asticella” e di candidarsi alla Camera, n.7 nella circoscrizione Lombardia 3.

Montanari, siete davvero pronti a “mandare tutti a casa”, come vi chiede il vostro leader?

«Cambieremo la situazione di questo Paese solo quando ci saremo riusciti, e possiamo farlo perché non abbiamo debiti con alcun potere forte. L’unico debito che abbiamo è quello con la nostra gente, di cui siamo i portavoce: siamo espressione della volontà di tutta la base».

E da cosa vorrebbe partire la base?

«È difficile scegliere: ma, essendo l’Italia in una situazione di emergenza anche economica, considererei come la spina dorsale sia soprattutto la piccola e media impresa, e come non si possa pensare di lasciarla indietro. In che modo? La cosa importante è la redistribuzione dal basso: togliendo un po’ di tasse alle Pmi, e snellendo la parte burocratica, che rappresenta un costo gravoso».

E il Lodigiano?

«Uno dei problemi principali è sicuramente il lavoro: tra ditte che hanno chiuso e altre che hanno delocalizzato, si parla di 11mila disoccupati. Facendo i mercati, ho il polso della situazione, anche visivo: e quelli rionali, per esempio, sono stati abbandonati anche dai cinesi, i più resistenti e strutturati. La ricetta? Con un reddito di cittadinanza e gli aiuti alle Pmi, avremmo una ripresa dell’economia. E poi, avanzo una proposta, a livello nazionale, della quale potrebbe beneficiare anche il Lodigiano: l’autosufficienza alimentare. Noi siamo pieni di campagna, ahimè anche molto inquinata, ma che bonificata potrebbe dare cibo a tanta gente; e penso all’esperienza positiva degli orti di città, che darebbe anche modo di far guadagnare un po’ di soldi, tenendo il denaro nel territorio e combattendo la cementificazione selvaggia. Il tutto, pensando anche alla salute: il cibo sano è la nostra prima medicina».

Voi vi proponete come il “movimento della gente”, l’antipolitica, il rinnovamento, ma tra epurazioni e dimissioni le polemiche non sono mancate nemmeno al vostro interno. Non teme il rischio di “implosione”, una volta conquistato un posto nei palazzi del governo?

«Io non ho timori, ma ripeto: credo che il Movimento Cinque Stelle possa essere efficace al cento per cento solo con l’apporto partecipativo della base. Con referendum propositivi senza quorum, per esempio, che ciascun cittadino possa liberamente proporre. Tutto ciò funzionerà solo se la gente sarà disposta a parteciparvi: ricordandosi che se tu non ti occupi della politica, sarà la politica a occuparsi di te».

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