Bombe alleate su Lodi, ecco le immagini

A Lodi vi è una opinione abbastanza diffusa, soprattutto tra le persone di una certa età, secondo la quale durante l’ultimo conflitto mondiale la città non divenne oggetto di pesanti bombardamenti in quanto priva di particolari obiettivi strategici quali snodi ferroviari, depositi militari o fabbriche di armamenti. Per tutto il corso della guerra alla città furono risparmiati i pesanti bombardamenti strategici effettuati da bombardieri plurimotori che invece toccarono a molte altre città italiane. Infatti, se si esclude il bombardamento del 24 luglio 1944 causato dai militi della G.N.R che spararono verso un gruppo di 8 velivoli americani di passaggio diretti a Ponte San Pietro (Bg) provocandone la reazione, Lodi subì molti attacchi aerei di piccola entità, per lo più mitragliamenti, effettuati da formazioni aeree che, dopo avere colpito un obiettivo principale, completavano la loro missione secondo il sistema del “target of opportunity” e cioè colpire gli obiettivi che si presentavano casualmente ai piloti lungo la rotta per il rientro.

Tragico aprile

Nell’aprile del 1945 però anche Lodi, che fino a quel momento era rimasta ai margini, divenne un obiettivo militarmente interessante tanto da essere inserita nei piani degli alleati che stavano organizzando l’offensiva finale. Questa offensiva (nome in codice Operazione Grapeshot, “mitraglia”) fu l’attacco congiunto della 5ª Armata americana e dell’8ª Armata britannica sferrato il 6 aprile 1945.

L’offensiva con lo sfondamento della Linea Gotica e l’invasione della pianura Padana portò la fine della guerra ma venne preparata con incessanti missioni aeree che miravano a paralizzare le retrovie tedesche. Lodi divenne così oggetto di bombardamenti tattici cioè di attacchi al suolo in appoggio alle truppe di terra per supportarne le manovre in corso o future. Secondo questa logica c’erano due obiettivi che dovevano essere colpiti: il distributore di metano che si trovava, e si trova ancora, in viale Milano ed il gasometro che si trovava in via Cavezzali.

Gli obiettivi

Il distributore di metano di viale Milano entrò in funzione dopo che, nei primi anni quaranta, fu costruito dalla Snam il metanodotto per portare a Lodi e a Milano il metano dei pozzi di Salsomaggiore. Il metanodotto servì a realizzare il cosiddetto “anello di Milano”, lungo 13 km, che partendo dalla cabina di decompressione di Rogoredo alimentava i distributori di metano per le automobili che, allora, andavano solo a carbonella o a metano.

La società, che produceva e riforniva di gas per uso domestico la città, si trovava in corso Mazzini all’angolo con via secondo Cremonesi in un edificio, oggi demolito, conosciuto come “il Vecchio Gas”. Il gas veniva prodotto dalla distillazione del carbon fossile e poi pompato nelle tubazioni interrate fino alle utenze domestiche. Negli anni Trenta si ebbe la necessità di realizzare un deposito di stoccaggio per il gas prodotto e perciò si decise di realizzare la “stazione gasometrica di Lodi” su di un’area libera sita in via Cavezzali usata come campo da gioco dai convittori del collegio Cazzulani. Venne così costruito un grande gasometro telescopico che, assieme agli altri depositi di corso Mazzini, assicurò per anni una sufficiente fornitura di gas alla città. Ma anche questo gas poteva essere usato per autotrazione.

Le incursioni

Sono questi gli obiettivi delle missioni su Lodi dell’aprile 1945, ed in tutti i rapporti venivano identificati con estrema precisione con le coordinate K-459469 e la definizione “Methane Gas Plant (o Station). È facile pensare che il comando tedesco, insediatosi all’istituto “Bassi”, avesse precettato il distributore ed il gasometro per il rifornimento dei propri mezzi. Ecco perché gli alleati inserirono Lodi nei piani per l’invasione della valle Padana. Inoltre la distruzione del distributore di viale Milano avrebbe potuto interrompere, tagliando la tubazione del metanodotto, la fornitura di gas metano per “l’anello di Milano”.

Per distruggere questi obiettivi furono pianificate delle meticolose missioni di bombardamento con fredda e accurata organizzazione pre-missione che si concludevano con dei rapporti post-missione compilati dai caposquadriglia al rientro alla base con tanto di documentazione fotografica allegata.

I report di queste missioni sono archiviati presso la Air Force Historical Reasearch Agency a Maxwell in Alabama. La lettura dei report rende perfettamente l’idea dell’approccio metodico e sistematico con il quale operavano gli alleati.

Gli aerei

Le missioni furono tutte portate a termine dal 57th Fighter Group nei giorni del 2, del 9, del 12 e del 13 aprile 1945. Furono effettuate 3 missioni il 2 aprile, 2 missioni il giorno 9, 1 missione il 12 ed il 13 aprile. Sette bombardamenti in undici giorni: gli alleati li consideravano obiettivi importanti.

Il 57th Fighter Group, che già da circa un anno svolgeva missioni su tutto il Nord pagando un alto tributo in termini di perdite di piloti e che in quel periodo del conflitto aveva la base operativa a Grosseto, era composto da tre Fighter Squadron: il 64th, il 65th ed il 66th, equipaggiati con il potente e temibile cacciabombardiere P-47 Thunderbolt, tutti i tre Fighter Squadron furono impiegati per colpire il gasometro di via Cavezzali e il distributore di metano di viale Milano.

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