Anche Guerini al fianco di Renzi

Se li è visti sfilare tutti davanti, in poche ore, i leader dei più grandi partiti italiani. Da Alfano a Berlusconi, tra aperture e qualche porta in faccia, fino alle provocazioni di Beppe Grillo. Ma un posto nella storia val bene uno sfottò. E Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria nazionale del Pd, nonché primo lodigiano nella vita repubblicana italiana a partecipare alle consultazioni per la formazione di un governo, ha già digerito il rospo “a cinque stelle”, che nella diretta streaming di ieri ha visto il neo premier in pectore, Matteo Renzi, quasi smorzare il crescente fastidio dell’ex sindaco di Lodi e suo fedele braccio destro.

«Ma no, sono uno che si autocontrolla – minimizza Guerini -: dopodiché ritengo che usare le consultazioni, che uno volendo può anche disertare, per fare avanspettacolo, non è un modo giusto per interpretare la democrazia. Francamente mi ha lasciato perplesso, non era questo il senso e credo sia stata un’occasione persa dai 5 Stelle. Ma non gli darei troppa importanza o significato. Credo che Grillo non volesse venire e sia stato costretto dal referendum su internet che lui stesso aveva indetto».

Lo “show” di Grillo nel faccia a faccia con Renzi, Guerini e il resto dello staff del futuro premier ha fatto passare un po’ in secondo piano l’altro incontro chiave di giornata, quello con Silvio Berlusconi. Con il quale, pur ribaditi i differenti ruoli futuri, tra chi governerà e chi farà opposizione, gli spunti incoraggianti per un dialogo costruttivo sulle riforme istituzionali non sono mancati, specialmente sul Titolo V e il Senato: «C’è stata la condivisione nell’intervenire per eliminare la cosiddetta legislazione concorrente, come quella a cavallo tra il livello regionale e statale, per esempio facendo tornare alla politica nazionale un settore strategico come l’energia. Sul Senato l’esigenza ormai ineludibile è superare il bicameralismo perfetto, per arrivare a una Camera che dia la fiducia al governo e un Senato ridotto, sul modello tedesco, a espressione delle realtà locali. E anche altre forze politiche l’hanno condiviso…». Per l’ex sindaco di Lodi, infatti il bilancio delle consultazioni è soddisfacente; e l’impressione che i “no” (Sel, Lega, Grillo, con Berlusconi «comunque all’opposizione», come rimarca l’ex inquilino di palazzo Broletto) prevalgano sulle aperture è sbagliata: «Bisogna guardare ai numeri, e tra Pd, Scelta civica, Popolari e Ncd, più alcune realtà minori, l’arco delle forze che si è detto pronto a sostenere l’azione del governo Renzi ci garantisce la maggioranza alla Camera e al Senato. Sì, direi che il bilancio è positivo». Adesso non resta che attendere. Guerini parla, mentre il suo leader sale al Colle, per parlare con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Entro sabato il futuro premier presenterà la sua “squadra”, poi chiederà la fiducia alle Camere: consigli all’amico rottamatore? «No, Matteo non ne ha bisogno e non ne ho da dargli. Cerco di fare solo il mio lavoro». Che a dispetto di “totonomine” di ogni sorta, sarà «andare avanti a fare il deputato e a svolgere il mio ruolo nel partito. Ma il mio destino non è un tema rilevante», chiosa l’ex sindaco di Lodi: perché il destino adesso si chiama Italia.

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