Al Delmati ancora fermi gli interventi

Il direttore generale

dell’Ao Rossi annuncia:

«Carenza di personale,

anche a settembre

le sedute pomeridiane

resteranno sospese»

Gli interventi in day surgery di Sant’Angelo ancora sospesi. La causa, a detta dell’amministrazione, sempre la stessa: la carenza di personale infermieristico in sala operatoria al Maggiore di Lodi (con ricadute sul plesso barasino). La decisione di sospendere le sedute operatorie pomeridiane a Sant’Angelo era arrivata lo scorso giugno. Dopo la chiusura totale agostana, poi, l’attività avrebbe dovuto riprendere a pieno regime. Ieri, invece, è arrivato l’annuncio ufficiale: «A settembre, a causa della carenza dei ferristi - ammette il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Giuseppe Rossi - le sedute operatorie pomeridiane resteranno sospese. Non abbiamo ancora preso alcuna decisione sul futuro, stiamo cercando di risolvere la problematica che si è creata. Se l’equipe fosse unica non ci sarebbero problemi di carenza».

A livello ambulatoriale, a Sant’Angelo, si fanno circa 200 interventi al mese. Il reparto più penalizzato è quello ortopedico che da maggio non fa più interventi di chirurgia veloce, con una lista di attesa ormai di 6 mesi. Se si pensa che in media l’Ao incassa circa mille euro per un intervento ortopedico in ambulatorio e che ogni settimana al Delmati si facevano circa 8 interventi, i soldi persi dall’Azienda sono almeno 8mila euro alla settimana. Senza contare i contributi per gli altri 4 interventi settimanali in day hospital.

Gli altri reparti, come chirurgia plastica e generale, da giugno a luglio hanno continuato a funzionare solo a metà regime. La Cisl lancia l’allarme: «È un problema di organizzazione del personale - lamenta Mauro Tresoldi -, siamo alle solite». L’Ao aveva ristrutturato di recente le due sale operatorie di Sant’Angelo. L’obiettivo strategico era di spostare tutta l’attività di chirurgia veloce al Delmati. Era stata donata anche una nuova colonna artroscopica ed era stato avviato di recente un progetto per incentivare gli interventi specialistici di ginecologia.

Sul futuro di Sant’Angelo però ora c’è incertezza. L’Azienda ospedaliera pensa di spostare l’attività nelle 5 nuove sale operatorie di Codogno. Alle spalle, oltre al problema della carenza degli infermieri, c’è quello del mantenimento di 4 ospedali e della sicurezza. Alcuni interventi, secondo l’Ao, andrebbero fatti in ambulatorio, ma per ragioni legali i professionisti, sempre più sotto pressione per l’alto numero di cause, preferiscono farli in sala operatoria, alzando così, a detta dell’azienda, i costi. «Prima tagliano il personale, poi dicono di andare ad operare a Codogno a giorni alterni - commenta Tresoldi -, significa che non c’è un piano. Ogni giorno si cambia idea. Qual è il progetto definitivo? Dove vogliono investire? Non ce l’hanno detto, eppure l’abbiamo chiesto insieme Cgil,Cisl e Uil. Siamo sorpresi. I soldi sono finiti, ma quelli investiti per le ristrutturazioni? Si potevano risparmiare?».

Cristina Vercellone

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