«Ad Abbadia non ci sono sprechi»

Nuovi marciapiedi, una postazione per il bike-sharing, il recupero di un antico mulino: chissà se i tanti progetti che Abbadia Cerreto sognava di realizzare potranno un giorno andare in porto. Se il decreto con cui il governo ha espresso l’intenzione di abolire i comuni sotto i mille abitanti dovesse trasformarsi in legge, sarà l’amministrazione di un altro paese a doversene occupare. Un’ipotesi che i cerretesi faticano ad accettare, a cominciare dal loro primo cittadino, Adriano Cucchi, dal 2004 alla guida di questo centro da 297 abitanti, immerso nelle campagne oltre il fiume Adda.

«Sono molto amareggiato da questo decreto - dice - soprattutto se penso a Pietro Zanelli e a tutti gli altri sindaci che, in passato, hanno lottato per difendere la nostra municipalità. E poi di sprechi, qui, non ce ne sono, non c’è nessuna spesa da tagliare: tutti i membri dell’amministrazione, 12 persone in tutto tra maggioranza e opposizione, hanno rinunciato da tempo al gettone di presenza».

Il denaro corrispondente finisce tutto nelle casse comunali, ma l’amministrazione ha attivato anche forme di risparmio più creative: invece di pagare un servizio affissioni esterno, è il sindaco in persona che si occupa di attaccare i manifesti in giro per le strade, è ancora lui che apre ai turisti la splendida abbazia attorno a cui è sorto il paese, e quando il vecchio pulmino municipale si è rotto, nemmeno un euro si è speso per ricomprarne uno nuovo, ma si è chiesto un passaggio al servizio trasporti dei comuni vicini.

«Da una decina d’anni quasi tutti i nostri servizi sono stati accorpati a quelli di Corte Palasio - conferma Cucchi - solo l’anagrafe è rimasta distinta, per il resto abbiamo tutto in comune: la scuola, la raccolta del verde, la Tarsu, il servizio di vigilanza. Come vede l’accorpamento caldeggiato dall’ultimo decreto ad Abbadia Cerreto è una realtà da molto tempo, a risparmiare risorse ci avevamo già pensato da soli».

Come dire: il Governo non si aspetti grandi guadagni dalla soppressione di questa municipalità, ma se intenderà comunque procedere alla sua cancellazione sappia che «a risentirne saranno soprattutto i cittadini. Il Comune è un punto di riferimento importante per la gente del paese - continua Cucchi - molte persone vengono qui anche solo per fare una fotocopia o chiedere delucidazioni in merito a una bolletta poco chiara. Sono soprattutto anziani soli: togliere loro anche questa possibilità significa condannarli all’isolamento».

E significa anche trasformare il paese in qualcosa di molto simile a una grande cascina, scorci suggestivi e poco altro, proprio adesso che Abbadia Cerreto, dopo vent’anni di contrazione demografica, stava finalmente cominciando a crescere: «C’era in programma il recupero di due cascine che avrebbero ospitato 30 nuovi appartamenti, ma con l’aria che tira non sappiamo se le società immobiliari che hanno in mano il progetto lo porteranno a termine».

Niente case, niente oneri di urbanizzazione, che avrebbero portato nuova linfa nelle casse non certo traboccanti d’oro del comune, da impiegare a sostegno delle politiche sociali («In paese vivono alcune famiglie in difficoltà che, anche grazie al contributo della Caritas, hanno sempre potuto fare affidamento sul nostro sostegno»), oppure per la manutenzione dell’abbazia, anima di un turismo non solo locale.

«Questo paese ha un’identità e una storia che vanno tutelate, lasciarlo scomparire sarebbe un crimine. Ma si sa, le piccole amministrazioni hanno ben poco potere contro le decisioni del governo: verrebbe voglia di cedere allo sconforto e piantare qui tutto. Invece andiamo avanti: amiamo troppo questo paese per abbandonarlo al suo destino».

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