A lezione di giornalismo da Fontana

«Ho ritirato diversi premi ma questo è “il premio”, perché tutti i giornalisti hanno alcuni miti e uno di questi è di certo Mario Borsa». Ieri mattina a Somaglia il direttore del «Corriere della Sera» Luciano Fontana ha onorato con queste parole la consegna del premio dedicato alla figura di Mario Borsa, il giornalista somagliese primo direttore della storica testata nazionale dopo la seconda guerra mondiale, icona della libertà di stampa.

Nella sala polifunzionale, il sindaco di Somaglia Angelo Caperdoni e il capogruppo Marco Facchini hanno consegnato a Fontana, in rappresentanza di tutta la testata, il riconoscimento pubblico davanti ai nipoti di Borsa, a cui il direttore ha subito stretto la mano: Enrico Gramigna, per quarant’anni penna del «Corriere», e Ferdinando Borsa, autore della prefazione del libro “La libertà di stampa è tutto – Mario Borsa, 50 anni di giornalismo” (Rubbettino editore, ndr), scritto dall’abruzzese Alessandra De Nicola. In aula, anche una folla di studenti delle scuole medie, intitolate a Borsa, che Fontana ha voluto incoraggiare: «Vi auguro di realizzare le vostre passioni, di essere fortunati come lo sono stato io, perché non c’è nient’altro che io avrei desiderato fare».

Giornalista da «quando andavo in giro con la macchina da scrivere nella valigetta», Fontana ora si interfaccia con un’editoria che deve fare i conti con cali pubblicitari pari al 50 per cento, ma anche con nuove opportunità come i dispositivi tecnologici (dai tablet, agli smartpohne), che hanno cambiato il modo di informarsi del lettore e il modo di lavorare del giornalista. Ma non la sostanza.

«Importa quello che scriviamo e come facciamo informazione – ha dichiarato Fontana -, i lettori hanno tutti diritto ad un’informazione seria, equilibrata e libera». E proprio in tema di libertà di stampa, il direttore ha affidato alle parole dello stesso Borsa il monito ancora attuale: «La stampa non deve soffrire il più piccolo vincolo».

Fontana ha quindi ricordato come proprio il «Corriere della Sera», durante il fascismo, abbia vissuto un periodo buio: «Borsa rappresenta il ritorno del Corriere, ne difese l’esistenza stessa dopo la Liberazione quando c’era chi non voleva più che fosse pubblicato, mentre Borsa, forte della sua esperienza internazionale, ne fece di nuovo un giornale capace di guardare al mondo com’è tuttora». Incalzato dalle domande degli studenti, Fontana ha puntualizzato che «i social danno un’informazione parziale, con opinioni spesso urlate» e sulla velocità dell’informazione ha precisato che «la fretta è un rischio, così a volte noi rinunciamo al primato nel dare la notizia, per darla cinque minuti dopo ma corretta». Quanto alla scelta delle notizie Fontana ha sottolineato: «Bisogna mantenere la propria identità, non farsi travolgere da quello che la rete impone». A spiegare il perché è ancora Borsa nel suo testo di dimissioni dalla guida del «Corriere»: «Ho la coscienza tranquilla, come uno che ha fatto il suo dovere».

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