
Editoriali / Lodi
Martedì 30 Settembre 2025
L’elogio della prevedibilità in un mondo in preda al caos
«Quanto sei prevedibile!». Quante volte usiamo questa frase per etichettare qualcuno come banale, noioso, incapace di sorprenderci. In un mondo che esalta l’originalità, l’imprevisto, la rottura degli schemi, la prevedibilità sembra un difetto, una forma di mediocrità. Eppure, come ricorda il filosofo e sociologo tedesco Niklas Luhmann (1927–1998), la prevedibilità è una delle condizioni fondamentali per la convivenza umana e per il funzionamento della società.Viviamo in un contesto che Luhmann definiva di complessità smisurata: in ogni momento, un’infinità di eventi e possibilità potrebbero verificarsi. Senza qualche forma di ordine o di anticipazione, saremmo travolti da un caos paralizzante. La prevedibilità serve proprio a questo: ridurre l’incertezza, selezionando alcuni scenari più probabili rispetto ad altri. Non si tratta di conoscere il futuro, ma di escludere il caos e rendere così il mondo — e le nostre relazioni — abitabile.Secondo Luhmann, la chiave che consente di mantenere questa fragile architettura di ordine è la fiducia. Fidarsi significa anticipare che una persona o un’istituzione agirà in un certo modo, pur senza avere garanzie assolute. Ogni atto di fiducia restringe la gamma delle possibilità e costruisce un orizzonte stabile di aspettative. In questo senso, la fiducia non elimina il rischio: lo rende gestibile.
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