Il virus dei colpi di stato infetta ancora l’Africa

Per le strade della capitale del Niger, Niamey, sono spuntate le bandiere russe

L’Africa è in preda a un’infezione e questa volta non si tratta di zoonosi ed epidemie, il morbo che nelle ultime ore è tornato a colpire il continente africano è quello dei “colpi di stato”. L’ultimo caso di golpe si è registrato in Niger nella notte tra mercoledì 26 luglio e giovedì 27 luglio quando il colonnello Amadou Abdramane e i suoi fedelissimi hanno preso il potere rovesciando il governo democraticamente eletto nel 2021 del presidente Mohamed Bazoum dichiarando: «Abbiamo sospeso tutte le istituzioni, chiuso le frontiere, e imposto un coprifuoco notturno a causa dal deterioramento della situazione della sicurezza e dalla scarsa governance economica e sociale». E attraverso Twitter, nelle ultime ore, anche il generale capo di stato maggiore Abdou Sidikou Issa ha fatto sapere di aver sostenuto il putsch. Nel frattempo, Bazoum, che al momento si trova agli arresti con la sua famiglia, ha dichiarato: “I risultati duramente conquistati saranno salvaguardati. Tutti i nigerini che amano la democrazia e la libertà se ne occuperanno”, e eco gli ha fatto anche il ministro degli Esteri Hassoumi Massoudou chiedendo, tramite France24, che “tutti i patrioti democratici nigerini si alzino in piedi per dire no a questa azione”. Ma si tratta di una sollevazione armata dettata unicamente da motivi di politica interna nigerina? No. Per capire quanto sta avvenendo e come il golpe in Niger abbia legami molto stretti anche con il conflitto tra Ucraina e Russia, occorre analizzare il tutto in un’ottica non solo locale.

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