Vacilla il feudo Pd, avanza la Lega, che exploit per Maggi

Crolla il Pd nella città del Barbarossa, feudo indiscusso del centrosinistra almeno fino a questo momento. Ma anche i suoi acerrimi nemici, i 5 Stelle, non possono esultare. I democratici sono passati da un consenso pari a 23,23 per cento del 2013 (4.196 voti) all’attuale 15,92 (3.056 voti), un risultato che dovrà necessariamente aprire una riflessione sul partito del deputato renziano Lorenzo Guerini.

Anche il candidato sindaco scelto dalla coalizione del centrosinistra perde punti: se nel 2013 Simone Uggetti aveva collezionato al primo turno 9.167 consensi, pari al 43,30 per cento, l’ex presidente degli industriali Carlo Gendarini si è fermato a 6.191, pari al 30,63 per cento. Questo significa che ”ballano” 2.976 voti. Una perdita di “appeal” che potrebbe essere legata a più elementi: la gestione del partito, la vicenda giudiziaria che ha portato all’arresto di Uggetti e alla caduta della giunta, il profilo di un candidato, Gendarini, che forse non ha convinto il mondo spostato più a sinistra.

All’interno della coalizione, Lodi comune solidale, la squadra dell’ex assessore ai servizi sociali Silvana Cesani, ha più che dimezzato i suoi voti: nel 2013 aveva toccato quota 8,09 per cento (1.461 consensi), mentre stavolta si è assistito a un brusco arresto pari a 3,81 per cento (732 consensi). La prima volta che il gruppo si è presentato alle urne era riuscito a unire l’ala cattolica alle diverse realtà dell’associazionismo e al mondo della sinistra, un lavoro che forse in quest’occasione non è riuscito. A differenza dei compagni di schieramento, festeggia Gianpaolo Colizzi, ideatore della lista civica Gendarini sindaco che ha raggiunto il 6,31 per cento (1.212 voti), migliorando la performance del 2013, quando si presentò con Nel solco di Guerini, ottenendo il 5,16 per cento (933 voti). A fare da traino la presenza, all’interno della formazione, di Francesco Milanesi di Primavera lodigiana e l’apporto dell’ex assessore Sergio Tadi.

Nel 2013, inoltre, il centrosinistra aveva potuto contare sull’aiuto di Sinistra ecologia libertà, che era arrivata al 4,38 per cento (791 consensi). A questo giro, però, la sinistra ha scelto di correre da sola con Stefano Caserini, migliorando il risultato e superando Lodi comune solidale, con cui Sel ha ingaggiato spesso battaglia durante i tre anni di amministrazione Uggetti: 110&Lodi, questo il nome della lista, ha avuto il 5,90 per cento (1.133 voti).

La vera sorpresa di questa tornata (per alcuni un vero e proprio fulmine a ciel sereno), è il risultato di Lorenzo Maggi, che strappa addirittura il 15,50 per cento, un “malloppo” di 3.133 voti. L’ex consigliere comunale di Forza Italia, senza simboli di partito e con quattro liste civiche al seguito, è riuscito a superare di quasi quattro volte il risultato del partito di Berlusconi, che deve fare i conti con un flop: 3,86 per cento la quota di consensi raccolta (741), mentre nel 2013, quando c’era ancora il Popolo della libertà, aveva guadagnato l’8,55 per cento. Maggi, con il suo 15,50 per cento, tallona il Pd e supera il Carroccio.

In caso di apparentamento con il centrodestra il peso della coalizione civica di Maggi sarebbe più che rilevante, sia in giunta che in consiglio.

A proposito del Carroccio, anche i lumbard escono dalle urne con qualche soddisfazione: nel 2013 la Lega nord aveva registrato il 9,79 per cento dei consensi (1.768 voti), oggi è salita al 14,22 per cento (2.730 voti).

Giuliana Cominetti difende il suo 7,05 per cento (1.426 consensi), un risultato impossibile da confrontare con il passato, dal momento che nel 2013 si era candidata come leader di tutto il centrodestra. Sotto il 3 per cento Fratelli d’Italia e sotto l’1 per cento i Pensionati.

Non superano la soglia del 10 per cento i 5 Stelle con Massimo Casiraghi: 9,79 per cento e 1.880 voti, questo il risultato, decisamente lontano dalle aspettative e dai sondaggi che circolavano dietro le quinte.

Nel 2013, con Domenico Conia candidato sindaco, gli attivisti avevano ottenuto il 6,36 per cento (1.348 voti). Il movimento paga lo “scotto” di un mancato radicamento nel capoluogo, nonostante l’opposizione agguerrita in consiglio comunale.

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