Radioattività, controlli nel territorio: «Per ora i valori restano nella norma»

Nessuna variazione della radioattività è stata registrata ieri nel Lodigiano: la giornata era indicata dai meteorologi come la prima in cui l’Italia sarebbe stata interessata dal passaggio dell’aria contaminata dalle esplosioni della centrale atomica di Fukujima, in Giappone, e dalle conseguenti e continue dispersioni di materiale radioattivo. I vigili del fuoco dispongono di una rete fissa di monitoraggio, integrata anche da postazioni mobili che però in questa occasione non sono state attivate.

I rilevatori si trovano a Lodi, dove però al momento l’impianto è fuori servizio perché in via di trasferimento, a Casalpusterlengo, Sant’Angelo, Orio Litta e Codogno. Sono dotati di sensori per la rilevazione della radioattività “al suolo”, e non di specifiche apparecchiature per l’aspirazione e il campionamento dell’aria.

«La nostra rete ha sempre rilevato livelli di radioattività molto deboli - spiegava ieri pomeriggio il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Lodi Ugo d’Anna - e mi risulta che anche nella giornata non vi siano state variazioni al di fuori di quelle che avvengono periodicamente, nella norma. Non ci aspettavamo, del resto, dati diversi, perché l’isotopo che si dice sia più presente nelle emissioni della centrale giapponese è lo iodio 131, che ha un tempo di dimezzamento molto veloce: solamente le giornate necessarie perché i venti arrivino dal Giappone all’Italia garantiscono un naturale decadimento della radioattività. Altro discorso andrebbe fatto per il cesio, che invece ha un’emivita di trent’anni».

I dati della rete di rilevatori afferiscono poi al ministero dell’Interno. Stando ai modelli e alle rilevazioni dei meteorologi, da ieri la nube ha raggiunto l’Europa e nelle prossime ore coprirà l’intero pianeta.

La diffusione dei materiali è monitorabile grazie alla disponibilità di strumenti sensibilissimi ma nessuno ipotizza che, almeno in Europa, vista l’elevatissima diluizione, le variazioni di radioattività possano andare oltre i livelli di fondo che già in alcune zone, come quelle vulcaniche, ad esempio i colli laziali, sono molto più alti che nel Lodigiano.

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