LODI Sole e aria inquinata: che cos’è l’ozono e perché può essere pericoloso

Com’è la situazione in città

Non facciamo il solito allarmismo sulle temperature, quello ormai lo abbiamo interiorizzato: fa caldo, farà sempre più caldo, e il cambiamento climatico è diventato purtroppo un tema come un altro per riempire le pagine dei giornali d’estate, accanto ai gusti dei gelati e alle vacanze da sogno. (Non c’è nessuna volontà di sminuire il valore della sensibilizzazione sul cambiamento climatico, soltanto quella di evidenziare la superficialità della narrazione che spesso ne fanno i media)

Oggi parliamo invece di inquinamento, e anche qui cerchiamo di fare chiarezza senza allarmismo ma senza sottovalutare la situazione. Perché tutti noi, guardando il meteo sullo smartphone, rimaniamo turbati da quell’indice della qualità dell’aria che sta sempre illuminato di rosso.

I dati ufficiali di Arpa Lombardia, che fanno riferimento alle stazioni fisse di rilevamento lodigiane (ce ne sono una in zona Sant’Alberto e una in via Vignati) raccontano questa situazione negli ultimi dieci giorni:

In sostanza, la qualità dell’aria è diventata scarsa nella giornata di ieri, mentre nei nove giorni precedenti era considerata “accettabile” (tranne il 6 luglio, in cui era “buona”).

Gli ultimi dati

Guardiamo quindi i dati di ieri: situazione tutto sommato positiva per quanto riguarda Pm2.5 (23 microgrammi al metro cubo) e Pm10 (31 microgrammi con limite a 50, ma con già 18 sforamenti annui sui 35 consentiti.

La concentrazione di biossido di azoto è praticamente trascurabile: 33 microgrammi con limite a 200.

La gravità della situazione, che fa pendere l’asticella verso il rosso, è invece legata all’ozono. Il massimo giornaliero di ieri è stato di 186, con un superamento della soglia alla centralina di Sant’Alberto per due ore (dalle 18).

La media massima giornaliera calcolata su otto ore è stata invece di 174 microgrammi per metro cubo: un dato che ha visto Lodi sempre oltre la soglia negli ultimi 10 giorni (tolto il 6 luglio). L’obiettivo indicato dall’Oms, per questo parametro, è stato abbassato da 120 a 100.

L’ozono

Bisogna però chiarire di cosa si sta parlando quando si parla di ozono. L’ozono si trova naturalmente nell’atmosfera terrestre, in particolare nella stratosfera, dove svolge un ruolo cruciale nella protezione del pianeta dagli effetti dannosi dei raggi solari ultravioletti.

Tuttavia l’ozono presente a livello del suolo, noto come ozono troposferico,è un inquinante atmosferico secondario formato da reazioni chimiche tra gli ossidi di azoto e i composti organici volatili in presenza di luce solare. La presenza nell’atmosfera dei “precursori” (ossidi di azoto e i composti organici volatili, indicatori significativi di inquinamento da traffico e da attività produttive) costituisce il “sottofondo” chimico necessario per la formazione dell’Ozono, mentre le condizioni di alta pressione e di elevata insolazione costituiscono l’ambiente fisico che favorisce l’innesco delle reazioni di formazione.

L’esposizione all’ozono troposferico può causare una serie di problemi per la salute umana, tra cui irritazione delle vie respiratorie, tosse, dolore toracico, ridotta funzione polmonare, aggravamento dell’asma e aumento della suscettibilità alle infezioni respiratorie. Le persone con problemi respiratori preesistenti, come l’asma, sono particolarmente sensibili all’ozono e possono sperimentare sintomi più gravi.

I valori di riferimento

I valori di riferimento per l’ozono troposferico sono fissati per l’Italia dal D.Lgs. 155/2010, che stabilisce una soglia di allarme di 240 µg/m3 come massima media oraria (livello oltre il quale vi è un rischio per la salute umana in caso di esposizione anche di breve durata) oltre la quale scattano le misure previste dai piani d’azione comunali, ed una soglia di informazione della popolazione 180 µg/m3 come massima media oraria (livello oltre il quale vi è un rischio per la salute umana per alcuni gruppi particolarmente sensibili, quali anziani e bambini, in caso di esposizione anche di breve durata) al fine che le persone più esposte evitino di stare all’aperto almeno nelle ore più calde della giornata.

Il valore obiettivo per la salvaguardia della salute umana, invece è calcolato sulla base del valore medio massimo giornaliero su otto ore calcolato sulla base delle medie consecutive di otto ore. Il valore di 120 µg/m3 di questa media massima giornaliera calcolata su 8 ore non può essere superato per più di 25 volte, come media nel triennio.

Ad oggi, soltanto nel 2023, questo valore è stato superato per 43 giorni.

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