LODI Inaugurata la targa che ricorda i 3500 internati militari lodigiani: dissero no al fascismo e finirono in campo di concentramento - IL VIDEO

La cerimonia sabato mattina in Broletto con il sindaco Furegato, numerosi primi cittadini del territorio, le massime autorità civili e militari e i familiari degli internati

In assenza di un numero preciso, sono stimati in circa 3500 gli internati militari del Lodigiano, che dopo l’8 settembre 1943 vennero deportati nei campi di concentramento nazisti in Austria, Germania, Polonia per lavorare in condizioni di schiavitù alla macchina industriale del Terzo Reich. Di questi 3500, circa duecento sono morti per le malattie e gli sforzi del lavoro e della deportazione o uccisi dai militari nazisti. In tutta Italia gli internati militari sono stati circa 650.000 di cui 60.000 deceduti nel periodo della detenzione.

LODI Una lapide a ricordo degli internati militari. Video di Lorenzo Rinaldi

Per decenni poco si è detto e si è fatto nel nostro Paese - anche a causa di una certa ostilità ideologica - per questi giovani militari italiani che dopo l’8 settembre 1943 hanno deciso di non aderire alla nuova Repubblica sociale italiana fondata da Mussolini e fantoccio dei tedeschi e hanno avuto come destino la deportazione nei lager nazisti. A rendere ancora più dure le loro condizioni nei campi, il fatto che non siano stati considerati per volontà di Hitler prigionieri di guerra e dunque non hanno beneficiato del trattamento previsto dalla Convenzione di Ginevra.

Anche a Lodi per decenni è calato il silenzio su questi giovani e soltanto negli ultimi anni, grazie anche a un libro di Ferruccio Pallavera e Giuseppe Mazzara (“Abbiamo detto no” - Pmp edizioni) e alla nascita della sezione lodigiana della Associazione nazionale ex internati ANEI, si è tornati a parlare di questi 3500 giovani che dopo l’Armistizio si trovarono a vivere un incubo.

Questa mattina (sabato) nel capoluogo si è posto rimedio ai tanti anni di oblio con l’inaugurazione di una targa, in Broletto, sede della vita civile della città, che ricorda i 3500 internati militari del Lodigiano e, tra questi, i duecento che non fecero ritorno.

Una precedente targa era stata inaugurata pochi mesi fa Codogno, dal sindaco Francesco Passerini, che peraltro - come chi scrive - è nipote di un internato militare.

La cerimonia di Lodi, molto toccante e partecipata, è stata aperta dalle parole di Ferruccio Pallavera, che ha ricordato gli eventi successivi all’8 settembre 1943. Poi lo svelamento della targa a opera del sindaco di Lodi Andrea Furegato e del prefetto di Lodi Enrico Roccatagliata.

A seguire gli interventi del presidente della sezione lodigiana della ANEI Luca Santi, anch’egli nipote di un internato, e del prefetto Roccatagliata, e la preghiera guidata da don Elia Croce, che ha portato il saluto del vescovo monsignor Maurizio Malvestiti, fuori Lodi per un concomitante impegno.

Erano presenti numerose autorità, tra le altre il comandante provinciale dei carabinieri Alberto Cicognani e il presidente del tribunale Angelo Gin Tibaldi, il presidente del consiglio comunale di Lodi Antonio Uggè, l’onorevole Valentina Barzotti, la consigliera regionale Roberta Vallacchi, gli assessori Maria Rosa Devecchi e Simonetta Pozzoli, in consigliere comunale di Lodi Lorenzo Maggi, i sindaci di Mulazzano, Codogno, Ossago Lodigiano, Terranova dei Passerini, Livraga e Cavenago d’Adda. E ancora, presenti e schierati numerosi rappresentanti delle associazioni d’arma.

Ma soprattutto, erano presenti figli e nipoti degli internati lodigiani. A loro si è rivolto durante un commosso discorso il presidente locale della ANEI, Santi, nella consapevolezza che finalmente, dopo 80 anni, è stata colmata una lacuna della storia.

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