Firme lodigiane per il resort che ha ospitato Obama

Un antico borgo decrepito e disabitato trasformato in un resort extralusso, con tanto di piscina ovale, spa ed eliporto. Ma senza intaccare lo stile originario, grazie a interventi ingegneristici e architettonici all’avanguardia, praticamente invisibili agli occhi dei non addetti ai lavori, portati avanti da un’équipe quasi tutta lodigiana.

Il successo di Borgo Finocchieto, residenza da mille e una notte immersa nella campagna toscana a pochi chilometri dai filari di Montalcino, balzata agli onori delle cronache per il recente soggiorno dell’ex presidente americano Barack Obama, è merito anche degli studi scrupolosi di Giulio Agnelli, Pietro Agnelli, Michele Riva e Luigi Gorla, quattro ingegneri provenienti dalla città del Barbarossa che tra il 2003 e il 2007 hanno coordinato i lavori di ristrutturazione.

Il borgo, composto da una villa patrizia centrale attorniata da altre costruzioni, risale al 1300: si dice che la casa padronale sia stata edificata dai Borghese. Dalla metà del Novecento il “villaggio” nel comune di Buonconvento è rimasto pressoché disabitato: l’ultimo residente, un anziano signore che viveva con i suoi cani, se ne andò all’inizio degli anni Ottanta. L’incuria e l’incedere del tempo trasformarono quindi il borgo in un rudere fatiscente e abbandonato, fino a che, nel 2001, l’ex ambasciatore americano John Phillips, ebbe la “folle idea”, forse in omaggio alle sue radici italiane (i nonni, che di cognome facevano Filippi, erano originari delle Marche), di investire inizialmente 10 milioni di euro e recuperare il complesso.

Espletate le lunghe pratiche burocratiche e ottenuti i permessi, nel 2003 partirono i lavori: Phillips si affidò agli architetti William Broadhead e Amalia Agnelli di Montalcino che coinvolsero nel progetto l’ingegnere Giulio Agnelli e i suoi validissimi colleghi lodigiani. «Phillips ci diede l’incarico di recuperare l’estetica originale del borgo con interventi “nascosti” – racconta Giulio Agnelli -. Il nostro impegno e il nostro “divertimento” si sono orientati proprio a far tornare il complesso al suo splendore senza forzature e allo stesso tempo migliorandolo grazie alle nuove tecnologie». Il risultato è un gioiello di ingegneria e architettura, composto da 22 suite all’interno della casa padronale e altri 4 edifici (un tempo poderi) attorno alla piazza centrale, oltre a un salotto con pianoforte, bar, biblioteca, un salone per le conferenze, una sala da ballo e una cucina professionale. All’esterno spiccano i campi da tennis, da basket e da bocce, la splendida piscina ovale e la Spa, costruita ex novo e sormontata da un giardino che viene utilizzato come pista d’atterraggio. L'intervento è stato molto apprezzato sia dalla stampa americana sia da quella italiana: è stato descritto da New York Times, Herald Tribune, Washingtonian, La Repubblica, La Nazione, Gente e altre testate.

«Per circa quattro anni, una volta ogni quindici giorni, siamo andati in Toscana per i sopralluoghi – spiega Michele Riva -. Il lavoro si è rivelato una grande “palestra” professionale: ci ha permesso di utilizzare un ampio ventaglio di tecniche, sempre ispirate alla filosofia di non stravolgere le costruzioni ma di adattarle alle esigenze statiche e impiantistiche di oggi».

Nel corso degli anni Borgo Finocchieto ha ospitato diversi personaggi di spicco, soprattutto americani. Oltre a Barack Obama e alla moglie Michelle, in vacanza lo scorso mese di maggio in occasione del loro “tour” italiano, ci sono passati anche Ted Kennedy (legatissimo alla Toscana: nel 1966 sostenne gli “angeli del fango” e la rinascita di Firenze dopo l’alluvione), Mark Zuckerberg (il fondatore di Facebook) e altri personaggi del mondo finanziario, culturale e politico.

«Non vorremmo dare l'idea che si tratti di interventi destinati solo a una clientela assolutamente esclusiva e molto facoltosa. Il “modello Borgo Finocchieto” è replicabilissimo anche in Lombardia – conclude Pietro Agnelli -. Alcune delle tecniche sperimentate sono state da noi ripetute a Rocca Brivio Sforza, in alcune case patrizie lombarde e anche in alcuni cascinali. La vecchia architettura rurale non è così diversa da regione a regione. L’idea di fondo è sempre quella di migliorare gli edifici, conservandone però il fascino antico, nascondendo i consolidamenti e gli impianti. Inoltre, qui da noi, la natura del terreno, meno problematica delle “crete” senesi, e la sismicità del territorio, minore rispetto agli Appennini, rendono più economici gli interventi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA