Zweig mette Freud sul lettino dell’analista

Leggere la biografia freudiana dedicata da Stefan Zweig allo scopritore della psicanalisi è come entrare in una battaglie di idee che si stratificano all’interno di una società aperta come quella che rese Vienna la maggiore concentrazione di cervelli, scientifici e artistici, di fine Ottocento-inizio Novecento. Prima che la Grande Guerra spazzasse via tutto e l’avvento del nazismo togliesse brutalmente di mezzo le ultime intelligenze rimaste di quell’aurea stagione creativa. Naturalmente uno dei fili rossi di questo libro è anche l’appartenenza ebraica sia del biografo sia del biografato come il fatto che tutti e due dovettero intraprendere la via dell’esilio, per il secondo altamente tragico e finito in suicidio lontano da casa nel continente sudamericano. L’altro invece, e riguarda più da vicino la psicanalisi, è la diagnosi che Zweig da sublime scrittore formula alla luce della diffusione della dottrina freudiana. D’altronde il libro esce nel 1931 e L’interpretazione dei sogni ormai ha raggiunto un’età più che adulta, essendo uscita all’alba del XX secolo.

Stefan Zweig, FreudCastelvecchi Editore, Roma 2015, pp. 92, 12.50 euro

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