Una giovane eredità nel segno di Tabucchi

Un anno fa moriva lo scrittore e lusitanista e fine traduttore di Pessoa, Antonio Tabucchi. Pur debilitato da una lunga e dolorosa malattia rappresentava uno degli estremi baluardi all’avanzare della barbarie culturale e sociale tardo-europea. I suoi corsivi puntuti e polemici indirizzavano strali e invettive che avevano poco di conciliante. I suoi osservatori privilegiati, Parigi prima e Lisbona poi, gli consentivano di irradiare sul Belpaese fendenti di speranza e di rivolta. Non di rivoluzione,Tabucchi ha ben raccontato tra Camus e Pessoa in uno dei suoi romanzi più celebri come si può dire di no. Ma, morto lui chi può prenderne il posto? A rammentare gli “ultimi” istanti della sua vita c’è lo scrittore giovane – non è un caso che il titolo del libro è un prelievo da Rilke (amatissimo da tutti e due) – Andrea Bajani che quasi in un stato di grazia, tra trance agonistica e sonnambulismo magico, riesce come pochi a raccontare questa breve e intensa amicizia, quest’affinità spirituale che investirà i loro affetti più cari e non solo due modi diversi d’intendere la vita e la letturatura.

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Andrea Bajani, Mi riconosci, Feltrinelli Editore, Milano 2013, pp. 143, 12 euro

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