Un reporter di razza in giro per il mondo

Che dire di Ryszard Kapuscinski, uno dei maggiori reporter degli anni Settanta, autore di reportage che sono ancora oggi veri capolavori del suo genere cui l’editore Feltrinelli, con colpevole ritardo, traduce oggi questa raccolta di sue cronache uscite originariamente nel 1975. Ci troviamo di fronte a fotogrammi sciolti, a una serie di cronache legate agli anni Settanta in cui Kapuscinski operò come inviato della stampa polacca in varie zone calde del mondo. I suoi resoconti del conflitto arabo-israeliano, subito dopo la guerra dei Sei giorni e quella dello Yom Kippur, così lontane del tempo, sono ancor oggi così vitali e vive da far credere che sano passati solo pochi mesi da quei tragici avvenimenti. Dal massacro dei palestinesi in Giordania, il famoso settembre nero del 1970, alla situazione delle alture del Golan, confine proibito e caldo tra Israele e la Siria. Passando attraverso il Mozambico delle lotte per l’indipendenza raccontato all’indomani della liberazione dopo una sanguinosa guerra durata oltre un decennio. Ma sono soprattutto le parti dedicate all’universo sudamericano quelle che colpiscono ancor oggi per la loro lucidità e accuratezza. Un viaggio tra regimi corrotti e assassini, tra la Bolivia dei militari descritta in Cristo ha il fucile in spalla, titolo del libro, le repubbliche delle banane in mano alle grandi multinazionali americane, dal Salvador al Guatemala, terre ricche di contraddizioni in mano ad una ristretta oligarchia, alle isole povere dei Caraibi, tra Haiti e Santo Domingo, a un tiro di schioppo dalle coste dello zio Sam, sino ad arrivare al paragone tra due miti dell’universo andino: lo sfortunato presidente Allende e Che Guevara.

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RYSZARD KAPUSCINSKI, Cristo con il fucile in spalla, Feltrinelli, Milano 2011, pp. 187, 15 euro

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