«Ho conosciuto Roberto Leydi più di cinquant’anni fa nella piazza Madrice del mio paese, Bagheria, nel 1962. Io avevo 19 anni». Questo è il principio, l’inizio di uno straordinario incontro tra uno studente, fotografo alle prime armi che nel tempo diventerà uno dei migliori artisti e teorici dell’immagine in Italia e in Europa, e Roberto Leydi: come dire, la trasversalità intellettuale fatta persona. Non c’era continente musicale, letterario, geografico, cinematografico che gli fosse ignoto e che allo stesso tempo non gli suscitasse quella viva curiosità che ha fatto di lui un esempio difficilmente inimitabile. Era sempre un passo avanti anche nell’uso dei mezzi tecnologici; radio e televisione non gli erano estranei, anzi. E In viaggio con Roberto Leydi Ferdinando Scianna lo racconta dalla prospettiva, a posteriori, di chi lo ha frequentato prima come ideale allievo e poi come sodale di imprese che hanno fatto la storia della etnomusicologia nazionale ed europea. Impreziosisce il libro il magnifico e ampio corredo fotografico.
Ferdinando Scianna, In viaggio con Roberto LeydiSquilibri Editore, Roma 2015, pp. 110, 14 euro
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