Poesie e cantonieri, la forza del dialetto

Non è il numero di lettori o dei parlanti che fa l’importanza di un testo ma la sua qualità, profondità e tramatura, è banale dirlo, ma sempre più certe letture inficiate da cattivo sociologismo attaccano gli scrittori in dialetto per i motivi sbagliati, non per la scarsa qualità dei testi, ma per l’ineffettualità “contabile” di un’operazione di nostalgia e di “visceri” che si rivolge ad un pubblico in estinzione o estinto. Che diremmo allora dei grandi classici in latino o ittita ecc.? Abbiamo nel nostro paese scrittori in dialetto di livello europeo che sono tradotti in altre lingue con giovamento dell’intero edificio della cultura. Su questa via le poesie nella lingua materna di Pasolini, in friulano, di Lucia Gazzino poetessa e traduttrice poliglotta, dagli importanti riconoscimenti internazionali per le sue versioni da e in inglese e americano. La sua è una poesia ricca di affetti e di amore per la propria terra e le proprie tradizioni, ma anche profondamente e antiretoricamente civile come nelle belle poesie dedicate ai cantonieri. Dettato terso, ricchezza di tramature, compostezza formale enunciazione sobria e composta ne fanno un libro denso e riuscito. Per tutte le poesie: «Une cjarese par me / une cjarese par te / lis ultimis di jugn / une par om / o vorés spartî, / o vorès meraveâ la nêf /cuntune lune rosse / disegnânt un cercli / intal cîl / nî dal pinsîr / ...se dome i dîs no fossin / laris cence dul pal timp e pal cûr». (Una ciliegia per me / una ciliegia per te / le ultime di giugno / una ad una / con te vorrei spartire / vorrei stupire la neve / con una luna rossa / disegnando un cerchio / nido del pensiero / ... se solo i giorni non fossero / ladri senza pena per il tempo e per il cuore).

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LUCIA GAZZINO, Babel, oms, feminis e cantonîrs, La Vita Felice, Milano 2012, pp. 126, 12 euro

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