L’inquieto Leopardi nella “città eterna”

Tra i cinque, sei titoli usciti della collana “extra” della Utet, Questa città che non finisce mai, raccolta delle lettere romane di circa un decennio dal 1822 – 32 di Giacomo Leopardi, è da contarsi senza alcun dubbio tra i migliori colpi di genio editoriali degli ultimi tempi. Da contare al di là degli esiti commerciali grazie alla capacità di sintonizzarsi sul presente da parte del curatore, lo scrittore e critico Emanuele Trevi, autore pure del saggio che chiude l’epistolario e profondo conoscitore della “grande bellezza” di Roma. È proprio la prospettiva adombrata da Trevi a illuminare i soggiorni nella futura capitale del Conte e si apprende come Leopardi non amasse Roma o - meglio - non si accorgesse della sue bellezze, ripiegato com’era a elaborare il suo pensiero lontano dal borgo natio selvaggio. La sua era stata una fuga o no? Leggendo le lettere che sfondano gli anni della giovinezza e arrivano al confine dei “sette anni di sodalizio” con Ranieri, ci si accorge come le inquietudini dell’uomo superino anche la Storia.

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Giacomo Leopardi, Questa città che non finisce mai, Utet Extra, Novara 2014, pp. 116, 5 euro

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