L’eredità di Pessoa nella storia del ’900

Non si va molto lontano se si abusa di un luogo comune per descrivere il rapporto di Antonio Tabucchi con Fernando Pessoa. È stata una lunga fedeltà quella che lo scrittore e lusitanista ha intrattenuto da traduttore e da studioso con la multiforme opera del poeta portoghese. È stato soprattutto grazie all’incessante lavoro di Tabucchi sulle migliaia di pagine, sul “baule pieno di gente” e sulle deviazioni fantasiose ed eteronomi che, che i libri di Pessoa hanno avuto fortuna in Italia. Che Pessoa fosse un gigante del ’900 da accostare a Kafka, Joyce e Pirandello non vi erano dubbi ma l’avere consentito a tutto il suo incandescente inedito di uscire alla ribalta è opera di imperitura fama. Questo volume di “poesie” contrassegnate non più con i nomi dei “suoi attori” (Pessoa aveva inventato una serie di personaggi ognuno dei quali prediligeva un genere poetico) ma con il suo medesimo nome giunge alla pubblicazione postumo. Tabucchi lo aveva curato come il primo con l’ aiuto della studiosa, nonché moglie, Maria José de Lancastre.

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A. Tabucchi, M. J. de Lancastrea (a cura di), Poesie di Ferdinando Pessoa, Adelphi, Milano 2013, pp. 350, 20 euro

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