Il futuro possibile disegnato da Boeri tra città e natura

In “Urbania” lo sguardo critico, creativo e inclusivo del progettista del celebre “Bosco verticale” di Milano

Anche questo libro, al pari di molti usciti in questo anno, nasce dall’esperienza dei mesi trascorsi in lockdown, cui s’aggiunge per il suo autore, l’architetto e urbanista Stefano Boeri, la difficile degenza Covid di inizio 2021. Tutto questo ha portato Boeri ad amplificare ancor più le istanze teoriche che sostengono da qualche anno la sua attività professionale e intellettuale. Progettista col suo studio del celebre “Bosco verticale”, uno degli edifici più iconici del nuovo skyline milanese, nonché attraverso la presidenza della Triennale promotore di mostre che guardano in modo innovativo a protagonisti e movimenti dell’architettura e del design italiano e internazionale, peraltro idee espositive riverberate anche nella curatela dell’attuale Supersalone del mobile, in “Urbania” l’architetto milanese offre al lettore un appoggio sul quale misurarsi e misurare l’effettivo valore del proprio lavoro. Lo scavo intellettuale offerto propone, infatti, due (ma anche più, basta saperli individuare) livelli di lettura: il primo estremamente somigliante a una sorta di autobiografia (interessantissimi gli squarci dedicati al fallimento della Maddalena con la presa d’atto che ci deve essere una responsabilità morale in ogni ambito progettuale, o agli incontri fondamentali con Giancarlo De Carlo, Bernardo Secchi e altri), il secondo destinato a un postero ipotetico lettore (e perché no committente). In tal senso il racconto futuristico di chiusura del libro rappresenta la sintesi del Boeri pensiero. Il libro si compone delle trascrizioni delle letture tenute da Boeri in dirette facebook per tutto il mese di marzo del 2020. In un orizzonte delimitato dalla propria casa, l’urbanista con il suo sguardo strabico, critico e creativo, ha cercato di semplificare alcuni concetti che sono alla base della propria professione: esigenza di stabilire una volta per tutte una connessione con la natura, conciliare lo sviluppo sostenibile con nuove realtà urbane, creare nuove aggregazioni sociali nei borghi spopolati presenti su tutto il territorio nazionale al pari della progettazione di spazi innovativi in cui la tecnologia sia servizio e non invasione. Questi sono alcuni dei modi e modelli proposti che, fermati sulla carta, possono assurgere con acribia a diventare più di un esercizio critico, ma vero e proprio terreno sul quale progettare il futuro.

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