Il dialetto “nobilitato” dai poeti traduttori

Abbiamo più volte posto l’accento su come la poesia in dialetto, abbia toccato anche nel Novecento, dignità e vette della grande Weltliteratur. Questa antologia è un dialogo fra i poeti che scrivono in dialetto e gli autori della letteratura mondiale, dai classici Catullo, Dante, Leopardi, Bashô, Rûmî, Eminescu ai grandi autori novecenteschi quali Kavafis, Esenin, Garcia Lorca ecc...Della necessità di una tale operazione sarà il lettore a giudicare, quanto riuscita e quanto rischi il pur necessario “esercizio di stile”, essendo il confronto con parola altrui una necessaria palestra alla scrittura poetica. L’antologia è dedicata alla memoria di Achille Serrao (1936 – 2012) poeta, fra i molti mai valorizzati di casa nostra, di cui si riportano le versioni di Catullo in napoletano. E chi sarà mai questo poeta tradotto in romanesco?: «L’amor che arubba er córe e poi lo stregne / se prese er gentilomo e co la lama / fecé morì er fanello e quìa me spegne // Amor che te fà amà l’omo che t’ama / me fece sbarbajà l’occhi stracotti / e puro mo, me spigne e m’arichiama».

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P. Marelli, M. Noris, Con la stessa voce - Antologiadi poeti dialettali traduttoriLietoColle Faloppio 2015 pp. 250, 15 euro

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