Il dialetto milanese fa rima con Piscitello

La scrittura in dialetto milanese, che poeticamente in questi anni si è rafforzata in proporzione inversa alla sua sparizione nei parlanti, sta assurgendo a un’alta dignità letteraria proprio nella misura in cui si avvia a essere una lingua morta. Fra gli autori di rilievo in tal senso abbiamo Francesco Piscitello, conosciuto al pubblico lodigiano per aver vinto ex-equo il Premio Ada Negri per la poesia edita nel 2010. Queste “sette poesie della vena oscura” (Sett poesii dela vèna soturna) colgono una lucida condizione di progressivo distacco dalla vita e da una realtà estranea (ed irredimibile), tipica di molta della poesia attuale. Autore consentaneo al Realismo terminale di Guido Oldani, Francesco Piscitello modula con estrema eleganza la sua scrittura. Per tutte l’incipit di Ombrii: «Che fin hann faa / tutt i passion che on temp / me vosaven de dent a squarciagòss? / Adess me par che s’hinn mettuu a tesè / e infina la memòria / la s’è sbiavida [...]».

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Francesco Piscitello, Sett poesii dela vèna soturna, Nuove Scritture, Milano 2014, pp. 20, 5.50 euro

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