Una sulfurea e bizzarra vena, che qualcuno ha paragonato a una scrittura in tensione fra Guareschi di Il destino si chiama Clotilde e il Gadda umorista; in una città fantastica, ma nella piana Padana, sotto l’egida di Alessandro Tassoni, borgo ricco di umoralità, con i suoi tetti e le sue altane e l’ imponente torre Ghirlandina /Ghirarda. In un intreccio di voci e personaggi di quell’eterna provincia senza referente che è diventato il nostro Paese, e con un linguaggio turgido, iperbolico, ricco di ibridazioni, umoristico, bonario e ricco di trovate, di rilanci e ammiccamenti, Roberto Barbolini intreccia con ironia ma senza sarcasmo i suoi personaggi nella misura standard del capitolo breve, in questo romanzo plurivocale ed ipertrofico: in cui fantasia, ambizioni, ironia, senso del gioco, assurgono a valori difficilmente raggiungibili. Erede della grande tradizione comico-umoristica, Barbolini ci fornisce l’ennesima convincente prova di abilità e funambolismo verbale, nonché di visione e di disincanto.
_____
Roberto Barbolini, L’uovo di Colombo, Mondadori editore, Milano 2014, pp. 268, 19 euro
© RIPRODUZIONE RISERVATA