I taccuini di Ceronetti, un racconto sull’uomo

C’è sempre qualcosa di misterioso ed enigmatico nello scrivere di Guido Ceronetti, uno dei grandi vecchi della letteratura italiana. Uno dei pochi che tenga ancora alto il vessillo della nostra grande e ora “interrotta” tradizione. E non importa che scriva e reciti teatro o poesia, traduca dal latino o dall’ebraico, si occupi di assassini e delitti, intervisti gerarchi nazisti o percorra in lungo e in largo l’Italia e si spinga in Francia o tutt’al più in Svizzera, all’inseguimento di amori più o meno duraturi, incontri e piccole o grandi curiosità intellettuali. È l’uomo che interessa a Ceronetti, in apparenza maltrattato e sezionato in tutte le sue componenti e comportamenti peggiori, ma in realtà indispensabile per conoscere il mondo e se stessi. Tutto ciò si ritrova in una serie di taccuini, annotati tra il 1988 e il 1996, qualche anno dopo il viaggio italiano suggeritogli da Giulio Einaudi, che rappresentano (tanto per scomodare un altro piemontese illustre) il “backstage” senza finzioni di un narratore d’eccezione.

Guido CeronettiPer le strade della vergineAdelphi Edizioni, Milano 2016, pp. 278, 20 euro

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