I “colloqui” in versi di Renzo Favaron

La poesia delle lingue d’Italia, dei dialetti, ha attraversato e assimilato il Novecento europeo e nazionale, abbandonato nei livelli più alti l’uso bozzettistico del dialetto come lingua dell’alterità e della nostalgia, e presenta un notevole numero di poeti di buona fattura. Nell’enclave veneta, ecco questo volume di Renzo Favaron dalla dimensione colloquiale e memoriale, con allegato cd audio in cui l’autore accompagnato dalle improvvisazioni del jazzista Luca Donini legge le proprie poesie. Favaron è autore che si sa esprimere in prima persona in un linguaggio ricco di similitudini, un io testuale che raffigura la condizione di una generazione, di una coralità d’esperienze. La lingua è duttile e plastica, ben radicata nel vissuto e in una tangibilità di condizioni. Forte è il senso delle temporalità e della precarietà di ogni cosa, come anche la dimensione narrativa e memoriale che tenta di distillare l’accaduto e ne dà testimonianza. In tal modo lirismo, testimonianza ed elegia s’intersecano nell’eterno presente della lettura.Per tutte le poesie Mare (Madre) : «Gò leto, anca mi cofà / on fioo separà e me vedo / al to fianco (’na lagrema / spartìa a metà): me mare, / dopo on ano la xe sempre / là sol tavoasso dea cea / mortuaria, parché no’ so frugar / ’ndove che gera on prima / e cue’o che xe vegnù dopo. / Xe ’ncora tuto rosso, / cofà ’na ferìa che no’ se inciava». (Ho letto anch’io come / un figlio separato e mi vedo / al tuo fianco (una lacrima / spartita a metà): mia madre, / dopo un anno è sempre là sul tavolaccio dell’obitorio, / perché non so frugare / dove c’era un prima / e quello che è venuto dopo. / È ancora tutto rosso, / come una ferita che non si chiude).

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