«Il sindaco mostri coraggio e dica no allo stadio del Milan a San Donato»

La lettera di Bruna Guiotto

Egr. Signor Sindaco Francesco Squeri, sono una cittadina di San Donato, Comune che lei amministra, e ho letto con preoccupazione su “il Cittadino”, che ha avuto un incontro interlocutorio con i proprietari del Milan e della cascina San Francesco con i suoi 30 ettari di campagna circostante, relativamente alla costruzione dello Stadio con annesse altre edificazioni. Sempre secondo il quotidiano, lei si sarebbe riservato di verificare con i suoi colleghi di Giunta gli eventuali benefici che tali interventi apporterebbero alla popolazione sandonatese.

Ho pensato a lungo ai possibili benefici che potrebbero derivare alla comunità locale da questo progetto, ma anche, in alternativa, dalla Sportlifecity. Non me ne sono venuti in mente.

Forse, eventuali, fantomatici posti di lavoro? Non credo, visto che è ormai assodato, ed è diventata cultura comune, che ogni posto di lavoro debba essere “buono”, ossia rispettoso dei diritti del lavoratore, ma anche rispettoso dei diritti dell’ambiente. In questo caso, le mastodontiche opere avrebbero un impatto sul territorio molto pesante, come è stato spesso in passato (ma anche attualmente, purtroppo) e di cui ora paghiamo le conseguenze.

Esaudire il desiderio di qualche tifoso sandonatese? Mi sembrerebbe ridicolo in rapporto all’entità dell’intervento. Rimangono gli oneri di urbanizzazione. Denaro, tanto, da spendere, spesso male, per il paese, senza mai tener conto dei costi e degli impatti futuri di una lottizzazione, in termini sociali, ambientali ed economici.

Non mi soffermo sulle terribili conseguenze riguardo al traffico, alla sicurezza, alla tranquillità, e nemmeno sui costi economici attuali e futuri della cementificazione del territorio. Di tutto questo, altri a San Donato hanno detto e scritto in modo esauriente. C’è anche una scuola di pensiero, però, non in contraddizione con la precedente, e con cui concordo pienamente, secondo quale, quando si cementifica un terreno, la perdita della sua funzione originaria, che sono i numerosi servizi ecosistemici che offre, è incommensurabile. Un ambiente naturale è talmente vitale per l’esistenza di noi tutti, da non poter essere oggetto di un mero calcolo economico. Il territorio non è una merce, ma bene comune e come tale non può essere a esclusiva disponibilità del privato possessore, e le sue funzioni devono essere definite dalla pubblica istituzione, che lei, signor Sindaco, rappresenta, quale garante del benessere della popolazione. Consiglio a lei e ai suoi colleghi di Giunta e di Consiglio un libro, non troppo lungo, ma preziosissimo, “L’intelligenza del suolo”, di Paolo Pileri. Comprendereste che un campo non è un vuoto inanimato da riempire, ma la fonte della vita di tutte le creature, noi compresi. I veri benefici per la popolazione arrivano dalla terra e non dal cemento.

San Donato è lambito da autostrade, tangenziali, aeroporto, strade statali e comunali, oltre a trovarsi al confine con Milano, di cui condivide tutte le patologie relativamente alla qualità della vita. I problemi di depurazione delle acque, i livelli d’inquinamento atmosferico con numerosi sforamenti dei limiti di legge, impattano pesantemente sulla salute della popolazione. In ogni caso, uno stadio c’è già, a Milano, si facciano bastare quello. Non abbiamo bisogno di altri impianti sportivi. Noi, tra gli altri, abbiamo il Mattei che andrebbe sistemato e reso pubblico. E poi non è in programma la ristrutturazione del campo sportivo di via Di Vittorio? E, pochi centimetri più in là, in territorio sangiulianese, non sono previsti impianti sportivi per il Padel, a esempio?

Come può pensare che l’ennesima lottizzazione a San Donato, che ha già scontato il prezzo di città del terziario con imponenti, massicci investimenti immobiliari, non possa avere riflessi negativi sulla qualità della vita di tutti noi? Non solo, andrà anche a impattare su un delicato e fragile ambiente che è quello che circonda l’abbazia di Chiaravalle.

A fronte di allarmi quotidiani sui cambiamenti climatici, sulla siccità, sull’inquinamento, sulla follia della crescita infinita in una realtà finita, come mai, signor Sindaco, non agisce, determinato, senza incertezze, nel modificare questa scellerata politica del territorio, perseguita dalle passate Amministrazioni, e che se continua su quel solco ci porterà alla catastrofe? Non solo, come rappresentante istituzionale, dovrebbe anche essere garante della nostra Costituzione. Se la sente di cambiare rotta per il benessere di tutti noi, ma soprattutto delle future generazioni? Volere il bene dei nostri figli e nipoti, significa invertire il cammino intrapreso, senza alcun dubbio. Non ascolti le voci di chi tanti danni ha già fatto.

Vorrà essere ricordato come il Sindaco che ha avuto il coraggio di rompere con la politica del mattone o come colui che ha dato il colpo finale a un territorio già martoriato?

Bruna Guiotto

San Donato Milanese

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