«Giustizia, con Carlo Nordio possibile ritorno alla normalità»

Il commento dell’associazione Lodi Liberale

Caro Direttore,

nella nostra 171esima serata abbiamo presentato il libro di Giuseppe Benedetto “L’eutanasia della democrazia. Il colpo di Mani Pulite” (Rubbettino Editore) insieme all’autore (Presidente della Fondazione Einaudi), Nicolò Zanon (Vicepresidente della Corte Costituzionale) e Tiziana Maiolo (Giornalista).

Si tratta di un libro di esemplare sintesi e chiarezza. Partiamo, come fa Giuseppe Benedetto, dalla Costituzione nella forma voluta dai Padri Costituenti il 1° gennaio del 1948. Un capitolo ripercorre il dibattito che portò alla nascita dell’art. 68 della Costituzione. Vale la pena, ora, di leggerne il testo nella forma originaria: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale; né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, salvo che sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l’ordine di cattura. Eguale autorizzazione è richiesta per trarre in arresto o mantenere in detenzione un membro del Parlamento, in esecuzione di una sentenza anche irrevocabile”.

Si tratta di una formulazione chiara, inequivocabile e perfetto emblema di una vera democrazia liberale. “Alea iacta est. Il fascismo non passa più. È giunta l’ora della libertà”, commenta lapidario Giuseppe Benedetto. E ha cento volte ragione, nel cogliere la ratio della norma che i Padri Costituenti avevano ben ponderato, avendo molti di loro conosciuto l’arbitrio della persecuzione fascista.

Tutto cambia nel 1993 con la modifica dell’art. 68 della Costituzione. Nasce “Il governo dei giudici”, come Sabino Cassese ha sintetizzato in un volume di Laterza. È una nuova Repubblica che nello stesso tempo fa nascere l’antipolitica e il populismo, compagni di strada, che tanti danni hanno recato alla società italiana. Ed è, va aggiunto, un male non ancora estirpato che ci porta lontano da una democrazia compiuta. L’equilibrio tra poteri, che era stato progettato nella Costituzione, è uscito stravolto dalla modifica dell’art. 68. Come scrive l’autore “Nel solco del principio di divisione dei poteri cammina e si evolve la democrazia. Nel 1993 il confine a tutela della Politica è caduto”. A tutto questo contribuì un Parlamento spaventato e inetto di fronte a una minaccia che ne ledeva profondamente l’autonomia. Ma ci fu anche una sapiente regia, che utilizzò cinicamente la rivolta delle piazze. Torna alla mente la frase allora sibillina che l’autorevole esponente riformista del Pci Gerardo Chiaromonte, favorevole a un confronto costruttivo con il Psi di Craxi, pronunciò davanti ai dirigenti socialisti: “Hanno scelto la via giudiziaria”. Luciano Violante, ex-magistrato e deputato del Partito Comunista Italiano, fu il principale referente di quella svolta, dentro e fuori il Parlamento, e fu il punto di contatto tra la politica comunista e le procure.

È possibile ipotizzare un futuro diverso per la nostra democrazia? Si, a condizione di “reintrodurre l‘originaria formulazione dell’art. 68 […] non per ripristinare l’odiosa prassi della Prima Repubblica, bensì per restituire al Parlamento il potere di valutare se vi siano attacchi alla funzione che i propri membri esercitano”. Siamo giunti alla possibilità di una svolta? Difficile prevederlo, anche se i più recenti segnali che sono giunti in materia di riforma della giustizia introducono elementi nuovi e positivi. E sicuramente avere come Ministro della Giustizia un liberale garantista come Carlo Nordio è una garanzia di un ritorno alla normalità anche in questo campo.

Associazione Lodi Liberale

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