«Basta seggi nelle scuole del territorio: in alcuni casi adottate soluzioni intelligenti»

La lettera di Osvaldo Folli

Caro direttore,

superate senza particolari scossoni le votazioni regionali con previsioni confermate, riterrei utile ritornare a ragionare tranquillamente sull’opportunità o meno di utilizzare le aule scolastiche come seggi elettorali. L’argomento non è nuovo ma neanche secondario come qualche benaltrista vorrebbe suggerire. Concordo pienamente con lei quando, rispondendo alla recente lettera del signor Scarpa di Codogno, afferma «che sarebbe ora e tempo di destinare le scuole alla loro funzione e organizzare le elezioni in altri spazi pubblici».

In verità mi risulta che la questione sia stata già tenuta in debita considerazione in alcune scuole lodigiane. Qui sono state applicate soluzioni che hanno azzerato gli inconvenienti che vedono in questi casi genitori/nonni in difficoltà e perdite di giornate destinate alla didattica.

In alcuni istituti si è utilizzata la palestra della scuola o quella comunale senza andare a incidere sulle attività scolastiche. Ove questa soluzione è risultata impraticabile si è ovviato riducendo di un giorno le vacanze per il Carnevale e recuperando l’altra giornata annullando un “ponte” già previsto nel calendario scolastico. Insomma, ove c’è buona volontà, collaborazione e disponibilità fra amministrazione comunale, dirigenza scolastica e consiglio d’istituto, alternative valide si possono trovare utilizzando strutture pubbliche di qualsiasi genere, con risultati tangibili.

Temiamo però che, dopo la recente tornata elettorale, tutto tornerà ben presto nell’oblio. Un po’ come Mr. Rain, che scrive canzoni solo nei giorni di pioggia, ci si ricorderà del problema solo in prossimità delle prossime votazioni: europee fra un anno e, forse, nuovamente il voto per le province, oltre a imprevedibili altre situazioni. Ciò che meraviglia in tutto ciò è che siano pressoché inesistenti le prese di posizione delle famiglie, degli insegnanti e delle autorità scolastiche cui aggiungerei, perché no, anche le organizzazioni sindacali di categoria. Resto convinto che solo una forte pressione sulle amministrazioni comunali di questi soggetti possa risolvere definitivamente la questione.

Osvaldo Folli

Lodi

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