Il capolavoro della diplomazia che ha dato vita al Rinascimento

Il commento del direttore Lorenzo Rinaldi

Chissà quali pensieri devono essere passati per la mente di Francesco Sforza la sera dell’8 aprile 1454, poche ore prima di firmare la pace di Lodi, che mise fine allo scontro tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, garantendo alla Penisola quarant’anni di pace, durante i quali fiorì il Rinascimento. Chissà come avrà cenato, con chi avrà parlato e se avrà ripercorso, passo dopo passo, la “scaletta” dell’impegnativa giornata che l’indomani lo attendeva.

La pace di Lodi rappresenta in primo luogo una vittoria della diplomazia, più ancora che dei buoni sentimenti, perché non deve essere stato per nulla semplice mettere d’accordo le due potenze economiche e militari del Nord Italia e far digerire poi a tutti gli altri stati regionali un’intesa che non era affatto scontata in un’epoca nella quale la guerra era la principale modalità di risoluzione delle controversie.

Milano e Venezia litigavano dall’inizio del Quattrocento e senza la pace firmata nella residenza lodigiana di Francesco Sforza sarebbero andate avanti a farlo chissà per quanti altri decenni, perché in quei secoli era semplicemente la normalità.

Invece la pace di Lodi rappresenta un evento anomalo per il tempo, dal quale sboccia una fase storica altrettanto eccezionale, fuori dalla norma, il Rinascimento. La stabilità politica di cui beneficia la Penisola per quarant’anni, dal 1454, garantisce la fioritura delle arti, della letteratura e dell’architettura, segnando un’epoca di splendore irripetibile per le nostre genti e unica nel panorama del Vecchio Continente. Tanto che gli storici dell’economia indicano come l’Italia rinascimentale fosse l’area europea più ricca ed evoluta del suo tempo.

Se ancora oggi apprezziamo i frutti di tanto splendore, il merito va alla pace di Lodi. Un’intesa che ha garantito una tregua armata economicamente e artisticamente prolifica ma che, sostengono i detrattori, ha rallentato la nascita dello stato unitario. L’equilibrio raggiunto tra le potenze regionali italiane infatti ha impedito ciò che è avvenuto in altri grandi monarchie europee, che proprio in quegli anni consolidavano il potere su vasta scala.

Ciò che è accaduto 570 anni fa nella nostra città merita di essere ricordato e celebrato, perché fu uno dei momenti più alti della nostra storia e perché è un invito alla speranza, di cui dobbiamo assolutamente nutrirci ai giorni nostri.

La pace di Lodi ha garantito quarant’anni senza guerra in Italia, così come l’afflato europeo e le istituzioni sorte di conseguenza hanno salvaguardato il continente dalla fine della Seconda guerra mondiale agli anni Novanta, in una “lunga tregua” interrotta bruscamente dalla guerra civile jugoslava. La pace del 1454 viene ricordata come un capolavoro della diplomazia. La stessa a cui guardiamo oggi con un misto di speranza e sfiducia, intimoriti e disorientati da quanto avviene alle porte orientali della nostra vecchia e rabberciata Europa.

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