Il ruolo dell’Europa stretta fra l’alleato Usa e la Cina

Il commento di Paolo Pissavino

Il «Global Times», organo ufficiale del Partito Comunista Cinese, ha seguito la visita ufficiale che il ministro degli Esteri della Germania ha effettuato a Pechino, presiedendo con Qin Gang, il suo omologo cinese, il sesto incontro cino-tedesco sulla diplomazia e la sicurezza, affrontando congiuntamente una approfondita riflessione sulle relazioni che intercorrono tra Germania, Unione Europea e Cina che ha toccato inevitabilmente anche i temi più rilevanti della politica internazionale.

In effetti, durante questo primo scorcio di aprile, la Repubblica Popolare Cinese si è posta al centro di una fitta trama di iniziative diplomatiche che tendono a caratterizzarne e a rafforzarne il ruolo di attore rilevantissimo e ineludibile sulla scena planetaria. In questa prospettiva, va inquadrata anche la visita a Pechino del presidente brasiliano Ignácio Lula da Silva, una visita che è rivolta non solo a consolidare tradizionalmente i legami economici e commerciali che intercorrono tra i due grandi paesi, ma a svilupparne la collaborazione nel campo delle nuove tecnlogie e dell’economia digitale.

Emerge, quindi, da questi incontri un rinnovato protagonismo cinese che è volto a consolidare la visione multilaterale delle relazioni internazionali proposta dal presidente Xi Jinping.

A tale visione, in qualche misura, ha attagliato la sua recentissima visita anche il presidente francese Emmanuel Macron, sostenendo durante un’intervista che l’Europa deve ridurre la sua dipendenza dagli Stati Uniti ed evitare di essere trascinata in uno scontro tra Cina e Stati Uniti su Taiwan. Come è noto, Macron ha sottolineato la sua teoria di “autonomia strategica” per l’Europa, presumibilmente guidata dalla Francia, per diventare una “terza superpotenza”.

“Se le tensioni tra le due superpotenze si surriscaldano - ha aggiunto - non avremo il tempo né le risorse per finanziare la nostra autonomia strategica e diventeremo vassalli”. Dichiarazioni, queste, che hanno suscitato grande clamore e risentimento da parte di Washington e di Berlino, reazioni che hanno portato successivamente l’Eliseo a correggere il tiro, e a rimarcare i comuni valori che uniscono la Francia agli Stati Uniti.

Il fatto è che nei giorni immediatamente successivi alla visita del presidente francese la Cina ha condotto attorno all’isola di Taiwan esercitazioni militari che sono state una dimostrazione di come Pechino intenda lanciare una guerra contro Taipei. Lo ha sostenuto il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu nel corso di un’intervista esclusiva alla Cnn.

“Sembra che stiano cercando di prepararsi a lanciare una guerra contro Taiwan”, ha detto Wu facendo esplicito riferimento “alle esercitazioni militari e anche alla loro retorica”. Wu ha quindi affermato che “il governo taiwanese considera la minaccia militare cinese come qualcosa che non può essere accettata e la condanniamo”.

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