TELEKOMMANDO

Da qualche tempo a questa parte è silente la voce di una delle persone che ne sanno di più di media e televisione. Sto parlando di Carlo Freccero. Già direttore di reti pubbliche e private, persino europee, straordinario cinefilo (della stirpe ligure che tanto diede alla critica cinematografica degli anni ’70) e fondatore delle Brigate Rossellini, inventore oltre che di programmi che hanno fatto la storia della tv anche della cosiddetta “contro programmazione”, spesso usata anche all’interno di medesimi gruppi e non solo sulla concorrenza. Nonché raffinatissimo teorico: fa ancora o forse scuola la sua introduzione alla Società dello Spettacolo di Guy Debord. Testo capitale per poter comprendere i meccanismi (anche) della tv attuale così fortemente assediata dai nuovi media. Mai quanto però la carta stampata. Eppure l’abbiamo ascoltato in epoca pandemica più volte, sempre col suo stile inimitabile. Molto engagé, ironico, sfiorante il sarcasmo, sprizzante di intelligenza. Sempre teso a scandalizzare. Mai però a essere scomodo. Insomma, manca la sua voce o almeno qui non si è sentita: almeno per conoscere il suo pensiero sulla nuova tv di governo come si dice adesso, di tutte le defezioni e dimissioni. Di certo, una cosa la si sa: Freccero non è Gad Lerner. Ma non è nemmeno Prodi. A leggere le loro dichiarazioni sulle dimissioni di Lucia Annunziata c’è non poco da scherzare. Mi piacerebbe per questo sapere di già chi andrà a occupare il suo posto. Se “in 1/2h” poi sempre più lungo il tempo, è confermato come programma. Chi andrà invece in quel che resterà di Che tempo che fa, altro programma oggi “scult” (per la definizione chiedere ai Blobbisti della prima e seconda). Ah saperlo! Ah saperlo!

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