TELEKOMMANDO

Matilda De Angelis interpreta “Lidia Poet”, tra storia vera e fiction

Non mi pare che scrivendo quello che segue abbia abiurato (e so che sto usando un termine forte, quasi pasoliniano) alla mia idea che la maggior parte delle serie tv vale poco e abbracciano la noia quasi assoluta. Ciò non toglie che alcune possono salvarsi. Questo almeno nella mia sfera di interesse e forse qualcuno dei miei – spero anche “manzoniani” - lettori di questa rubrica conosce quali sono le mie predilezioni che non riguardano i generi né i sottogeneri. Ma, la capacità di ascrivere personaggi e ambienti in un alveo biografico di un paese che può essere anche immaginario o letterario. Due esempi, il terzo invece è l’oggetto del contendere. Di “Lolita Lobosco” e “Teresa Battaglia” (fiction targate Rai) amo il contesto ambientale: un’Italia del Sud (Bari) e una del Nord (Udine e il circondario) che mostrano ancora una volta la varietà linguistica (a tutti i livelli e piani sociologici e letterari) del Belpaese. Mentre per Lidia Poet (sei episodi su Netflix, prodotti da Matteo Rovere, regista di rara solidità) mi soffermo più sul personaggio che evidenzia nella sua battaglia civile (la Poet, interpretata da Matilda De Angelis, è esistita veramente ed è stata la prima avvocata italiana ad essere riconosciuta) quanto questo nostro paese debba ad alcune persone che nella loro irriducibilità l’hanno nei fatti e nelle azioni costruito. Insomma è quella biografia della nazione che va consolidandosi ogni giorno non in modo profetico, ma grazie agli sviluppi dettati dall’agire di alcune persone. Sul prodotto in sé non mi pare il caso di intervenire. Tutte le trovate e gli ammodernamenti musicali e di linguaggio rispetto al contesto di fine XIX secolo s’inseriscono nella logica innovativa del genere. D’altronde l’ambientazione è Torino è al tempo della Poet la città piemontese si poneva in posizione di avanguardia per le scoperte scientifiche, la letteratura di genere, la musica e il cinema. Sono cose note che però molti dimenticano. Soprattutto quando si guarda la tv. Forse è giusto così.

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