TELEKOMMANDO Tempi supplementari

Le partite “non finiscono mai”

Come si diceva una volta, ma credo si dica ancora adesso, soprattutto per chi non è né un millennial né un appartenente alla Generazione X e sinceramente so solo di essere un semiferrovecchio del secolo scorso, mi ero fatto tutto un film su cosa mettere questa settimana in rubrica. Solitamente la mattina o tutt’al più il giorno prima, cioè tra giovedì sera e la mattina del venerdì mi sovviene, talvolta in sogno (o incubo tanto per restare psico-analiticamente a metà strada tra cinema e tv), gli argomenti che andranno ad animare e sommuovere questo spalto privilegiato che ho da tempo sui vecchi e nuovi media. Nell’ordine che poi non sono stati scartati mi sarebbe piaciuto dire qualcosa sulla noia che assale la visione di questo strano ed estenuante mondiale mediorientale, in una specie di terra di nessuno e in un conglomerato urbano circondato da una dozzina di stadi costruiti per l’occasione e in cui, tra molti zero a zero, si va sperimentando il cosiddetto tempo effettivo come già vige nel basket. Non considerando però che il minutaggio di una partita di pallacanestro è minore di quello di una partita di calcio. Così si assiste a uno spropositato tempo di recupero. Ne ho visto uno di quindici minuti. In pratica le due squadre hanno giocato un tempo supplementare. Mah. La via, nel bene o nel male, sembra tracciata. Un altro degli argomenti in progress sono i flop della Rai. Mi pare d’aver detto della chiusura del programma della D’Amico, ma non è il solo. E infine ci sono le uscite dai pseudo-reality. Qualcuna voluta (v. Uomini e Donne), qualcuna costretta o invogliata (v. Ballando con le stelle). Sarà forse questa la nuova frontiera di cui tener conto nella costruzione di un programma?

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